09
Gio, Mag

La comunità è un elemento fondamentale nel contesto della vita consacrata, e può essere considerata, insieme con il carisma, la consacrazione e la missione, come una delle sue quattro ruote. In questa prospettiva, vorrei definire la comunità come «senso di appartenenza» o «comunione».

La vocazione dell'uomo è comunitaria per sua natura. Dio stesso, nel suo mistero trinitario, vera origine dell'uomo, vuole che tutti formino una famiglia, che siano in relazione con gli altri nello spirito di fratellanza, perché tutti sono destinati, in ultimo, a raggiungere il vero fine: Dio stesso (cfr GS 24). E nella profondità di ogni essere c’è il bisogno naturale di un compagno, un amico, una persona con cui condividere la propria vita, i propri sogni e ideali, la missione e il futuro.

Nel nostro contesto paolino, consapevolmente o inconsapevolmente, quando una persona entra nella vita religiosa o in un istituto aggregato o associazione, non entra solo in un'istituzione particolare ma in una Famiglia di molti fratelli, sorelle e collaboratori. Tuttavia, la capacità di integrarsi nella comunità in modo costruttivo e produttivo può rivelarsi un cammino faticoso che dura tutta la vita, a causa del peccato e del bagaglio personale che proviene dal proprio temperamento, dai nostri atteggiamenti, comportamenti e dall’influenza della precedente formazione familiare, culturale e religiosa. I problemi comuni nella vita in comunità includono le tendenze autoreferenziali e i conflitti nell’esercitare la libertà personale e la virtù dell'obbedienza.

La comunità è allo stesso tempo un luogo e un ambiente. Idealmente, è una comunione di persone. Essa ha come obiettivo la perfezione della carità dei suoi membri, realizzato attraverso la pratica dei consigli evangelici e di altre regole che promuovono, sostengono e perpetuano la comunione di vita. È il luogo dove si misurano i propri progressi personali, in cui si esercitano le proprie responsabilità, e dove si impara a rispettare con umiltà e ad accettare con pazienza gli altri come amici e collaboratori nonostante le differenze personali. È nella comunità che la virtù dell'amore attraverso l'azione dello Spirito Santo si perfeziona. Gesù stesso, attorniato dalla sua comunità durante l'ultima Cena, pregava: «Amatevi gli uni gli altri; come io vi ho amato». È attraverso questo stesso amore, infatti, che tutti gli uomini sapranno che la comunità degli apostoli, e di conseguenza anche noi, sono i suoi discepoli! La comunità è possibile perché è costruita dalla Parola e dall'Eucaristia e per l'azione dello Spirito Santo, purificata dalla misericordia, soprattutto nella Riconciliazione, e fecondata dall’esercizio perseverante della missione propria. Di conseguenza, per sperimentare la comunione è necessaria una conversione esperienziale e progressiva, dicendo «sì» alla comunità, cioè un «sì» a Dio, agli altri, agli eventi, alle responsabilità e alle possibilità dentro della stessa comunità. Attraverso la conversione quotidiana la persona lascia che Cristo Maestro la formi nel proprio intimo, per giungere a volere come Egli vuole, a pensare come Egli pensa e ad amare come Egli ama. Ricordiamoci del programma di vita paolino che troviamo ogni giorno accanto al Tabernacolo: «Non temete. Io sono con voi ... Abbiate il dolore dei peccati», sperando, che non sia solo scolpito nelle pietre fredde ma in cuori di carne.

Il titolo di cui sopra potrebbe essere interpretato anche così: «Dire ‘sì’ alla comunità attraverso la conversione». Vorrei, tuttavia, affermare la mia convinzione personale. Tanto l’«Io» che la “Comunità” non sono realtà contrastanti, ma possono camminare mano nella mano e possono essere un’esperienza liberante quando nella vita, progredendo «un tantino ogni giorno», l’«Io» integrale, mente-volontà-cuore, pensa, agisce e ama con la Trinità, Verità-Via-Vita; quando l’«Io» progredisce con gli altri in sinergia nonostante le diversità, quando l’«Io» mette al primo posto Dio, al secondo gli altri e all’ultimo l’«Io»; quando l’«Io» può veramente confessare, «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me».


 Versione inglese

 

Agenda Paolina

09 Maggio 2024

Feria (bianco)
At 18,1-8; Sal 97; Gv 16,16-20
In alcuni Paesi: SOLENNITÀ DELL’ASCENSIONE DEL SIGNORE

09 Maggio 2024

* Nessun evento particolare.

09 Maggio 2024SSP: D. Angelo Beltrame (2019) • FSP: Sr. M. Rita Greco (2021) - Sr. M. Isabella Bagnacani (2022) • PD: Sr. M. Joan Dharmai (2016) • SJBP: Sr. Alberta Scalet (2004) • ISF: Domenico Nuccio (1995) - Maria Onesto (1995) - M. Guadalupe G. de Montauriol (2010) - Luigi Romani (2015) - Giuseppe Atzori (2018).

Pensiero del Fondatore

09 Maggio 2024

Un segno che si lavora interiormente è questo: che la persona gode sempre una maggior pace, anche nelle difficoltà, nelle contraddizioni, nelle tentazioni, ecc., e quasi diventa perfino un po’ silenziosa in quanto che la sua anima è unita a Dio, ella sente che Gesù è nel suo cuore, è il suo tesoro (APD56, 307).

09 Maggio 2024

Una señal de que uno está trabajando interiormente es esta: que la persona goza siempre de mayor paz, aun en medio de las dificultades, contradicciones, tentaciones, etc., y casi hasta se hace algo más silenciosa al estar su alma unida a Dios, siente que Jesús está en su corazón, es su tesoro (APD56, 307).

09 Maggio 2024

A sign that one is working interiorly is this: that the person always enjoys greater peace, even in difficulties, contradictions, temptations, etc., and almost becomes even a little silent inasmuch as his soul is united with God, he feels that Jesus is in his heart, he is his treasure (APD56, 307).