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Sat, Apr

«Tanti credono che i santi siano uomini di natura differente dalla nostra, persone privilegiate che non hanno a soffrire le nostre lotte contro le passioni e la carne ribelle, e che Dio abbia usata parzialità con essi, trattandoli da beniamini e concentrando la sua grazia onnipotente nelle loro anime. Alcuni poi pensano che la santità sia stato un fiore sbocciato nei secoli scorsi, nei primi tempi della Chiesa o del Medio Evo, ma non sia più possibile al nostro secolo corrotto ed irreligioso. Altri credono bonariamente che per giungere alla perfezione faccia bisogno di abbandonar tutto: negozi, famiglia, patria e racchiudersi forse fra le mura di un convento; e siccome non possono uscire dal mondo, abbandonano il pensiero di farsi santi, come impossibile. Quante fantasie!... I santi furono e sono uomini come noi; vestiti della medesima carne di peccato, tentati al male dalle medesime passioni: ma arrivarono alla perfezione perché vollero fermamente, vollero con perseveranza. Dio è pronto a trattare con noi come trattò coi santi e a concederci le stesse grazie purché noi corrispondiamo alle sue ispirazioni e siamo fedeli alla sua legge. Egli ama tutti gli uomini ugualmente e desidera che tutti diventino perfetti. Si può divenire santi in qualunque stato o condizione: e la santità consiste nella pratica esatta dei comandamenti di Dio e della Chiesa e nell’adempimento degli obblighi di nostra vocazione.» (G. Alberione, Maggiorino Vigolungo, 119-120)

Con queste parole, il piemontese nato alla fine dell'Ottocento (1884) e morto nel secolo scorso (1971), il beato Giacomo Alberione, in un libro del 19191, faceva capire agli uomini del suo tempo, agli interlocutori della sua missione, che la santità sì è possibile per tutti. Prima delle parole del Concilio Vaticano II (1962-1965), nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium2, Giacomo Alberione aveva chiarito che essere santi non è per pochi e che «i santi erano e sono uomini come noi».

Papa Francesco, di radici piemontesi, venuto dall'Argentina e guida la Chiesa oggi, si esprime sulla santità ugualmente – nell'esortazione apostolica sulla santità nel mondo contemporaneo Gaudete et Exsultate – in modo non ristretto: «Non pensiamo solo a quelli già beatificati o canonizzati. Lo Spirito Santo riversa santità dappertutto nel santo popolo fedele di Dio» (n. 6). Il Papa, come Don Giacomo Alberione, afferma che «per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova.» (GE 14).

Due riferimenti di epoche diverse, ma che hanno pensieri simili quando si parla di santità. In un altro dei suoi scritti, Don Giacomo Alberione ricorderà che: «La santità è la testtadargine nel compiere la volontà di Dio, sempre, nonostante qualsiasi difficoltà»  (Pensieri, p. 97). Papa Francesco, sulla stessa linea, incoraggia: «Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita (cfr Gal 5,22-23). Quando senti la tentazione di invischiarti nella tua debolezza, alza gli occhi al Crocifisso e digli: “Signore, io sono un poveretto, ma tu puoi compiere il miracolo di rendermi un poco migliore”. Nella Chiesa, santa e composta da peccatori, troverai tutto ciò di cui hai bisogno per crescere verso la santità. Il Signore l’ha colmata di doni con la Parola, i Sacramenti, i santuari, la vita delle comunità, la testimonianza dei santi, e una multiforme bellezza che procede dall’amore del Signore, «come una sposa si adorna di gioielli» (Is 61,10).» (GE 15).

Possano il messaggio lasciato dal beato Giacomo Alberione sulla santità e l'esortazione di papa Francesco Gaudete et Exsultate, aiutarci come Famiglia Paolina e Popolo di Dio a non perderci d'animo nel cammino della santità, nel cammino dell'imitazione di Cristo amando Dio e le persone in tutte le realtà in cui ci troviamo.

 

[1] Maggiorino Vigolungo, scritto nel 1919 dal beato Giacomo Alberione, racconta la storia del piccolo aspirante paolino che, alla sua tenera età, offrì tutte le sue energie per l'apostolato della comunicazione sociale – allora la stampa –, e morì all'età di 14 anni, offrendo la sua vita per questa missione e per tutti gli aspiranti paolini.

[2] Lumen Gentium, 40: « [...] È dunque evidente per tutti, che tutti coloro che credono nel Cristo di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità e che tale santità promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano. Per raggiungere questa perfezione i fedeli usino le forze ricevute secondo la misura con cui Cristo volle donarle, affinché, seguendo l'esempio di lui e diventati conformi alla sua immagine, in tutto obbedienti alla volontà del Padre, con piena generosità si consacrino alla gloria di Dio e al servizio del prossimo. Così la santità del popolo di Dio crescerà in frutti abbondanti, come è splendidamente dimostrato nella storia della Chiesa dalla vita di tanti santi.».

Agenda Paolina

April 27, 2024

Feria (bianco)
At 13,44-52; Sal 97; Gv 14,7-14

April 27, 2024

* 2003 D. Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, è proclamato Beato • FSP: 2017 a Tamatave (Madagascar).

April 27, 2024SSP: D. Pancrazio Demarie (1954) - Fr. Salvatore Fabio (1954) • FSP: Sr. Angela Cavalli (2009) - Sr. Giovanna Ballini (2012) - Sr. Nicolina Pastorino (2021) • IMSA: Gaetana Piazzese (2017) • ISF: Pietro Deplano (1991) - Salvatore D’Aprile (2005) - Luigi Cocci (2011).