La morte di Papa Francesco è un'opportunità per molti di noi di riflettere sulla vita e sull'opera di questo Papa indubbiamente eccezionale. Il fatto stesso che fosse il primo successore di San Pietro a provenire da un paese non europeo è stato un evento che ha colto il mondo di sorpresa.
Molti di noi sono rimasti colpiti dalla sua modestia e dalla sua schiettezza. Come paolini, ricordiamo l'udienza che ebbe luogo il 18 giugno 2022 nel Palazzo Apostolico a conclusione dell'XI Capitolo Generale della Società San Paolo. Quando Francesco è arrivato nella sala dove erano noi capitulari presenti, ci ha accolto calorosamente. Il discorso che aveva già preparato teneva in mano in un foglio stampato. Ha guardato per un attimo la sala e ha chiesto chi fosse il nostro Superiore generale. Quando il nostro appena eletto generale don Domenico Soliman, si è alzato, gli ha consegnato i fogli con il discorso. “ Qui c’è il discorso che devo dire – disse il Papa con un sorriso. Ma perché perdere tempo dicendo questo quando voi lo leggerete dopo, non è vero? Mi è sembrato meglio darlo al Generale, che lui poi lo faccia conoscere – se lo crede opportuno; se no, che faccia la censura!”. Le parole del Papa erano semplici, ma profonde nel contenuto. Il Santo Padre ha cominciato di parlare del nostro carisma di comunicazione. “Voi siete apostoli della comunicazione... Comunicare è una delle cose che è più che una professione: è vocazione. E questo Don Alberione ha voluto sottolineare nelle diverse famiglie – cosiddette – paoline, questo del comunicare. Comunicare in modo pulito. E voi avete la vocazione di comunicare in modo pulito, evangelicamente. Se noi prendiamo i mezzi di comunicazione di oggi: manca pulizia, manca onestà, manca completezza. La dis-informazione è all’ordine del giorno: si dice una cosa ma se ne nascondono tante altre. Dobbiamo far sì che nella nostra comunicazione di fede questo non succeda, non accada, che la comunicazione venga proprio dalla vocazione, dal Vangelo, nitida, chiara, testimoniata con la propria vita”. Ci ha incoraggiato a coltivare costantemente questo carisma: “Fra voi ci sono comunicatori professionisti, questo sta bene; ma prima della professione, è una vocazione, e la vocazione ti dà l’identità. Io prendo la tua identità dalla tua vocazione, cioè Dio ti chiama a questo. Non mi importa come ti chiamavi prima che io ti chiamassi. Ti chiama, hai la tua identità”.
Per i Paolini è stata una gioia particolare quando, nel marzo 2014, Francesco ha scelto la nostra casa del Divin Maestro ad Ariccia, come posto per gli esercizi spirituali della Curia romana. Ricordiamo bene, che questa casa è stata fondata ancora dal nostro fondatore, il Beato Giacomo Alberione. Il Santo Padre è tornato ad Ariccia per diversi anni di seguito. L'ultima volta è stato nel 2019. Gli esercizi spirituali ad Ariccia sono stati interrotti prima, perché c'è stata la pandemia e poi dall'aggravarsi delle condizioni di salute del Santo Padre, soprattutto per la sua difficoltà a camminare.
Come paolini, oltre ai tre voti religiosi di castità, obbedienza e povertà, facciamo un quarto voto di fedeltà al Papa. Questo ha voluto il nostro fondatore il Beato Giacomo Alberione. Il nostro apostolato deve essere un'estensione della missione del successore di San Pietro.
Il pontificato di Francesco è arrivato in un momento difficile. Prima perche l'Europa era colpita dalla guerra in Ucraina. Più di una volta abbiamo sentito la sua preghiera per la pace. “Seguo con preoccupazione l’aumento delle tensioni che minacciano di infliggere un nuovo colpo alla pace in Ucraina e mettono in discussione la sicurezza nel Continente europeo, con ripercussioni ancora più vaste” diceva Francesco al termine dell'Angelus il 25 gennaio 2022, pochi giorni prima dell'aggressione su larga scala della Russia contro l'Ucraina. Francesco tornò a pregare spesso per la pace, pregando anche per la pace in Terra Santa, in Congo e in altri luoghi colpiti dalla guerra in tutto mondo.
Oggi preghiamo per Francesco, affinché il Padre celeste lo accolga nel suo Regno celeste.