Come ben ci ricorda la Didaché: “Nel giorno del Signore, riunitevi per spezzare il pane e rendere grazie, dopo aver confessato i vostri peccati, affinché il vostro sacrificio sia puro. Quello, però, che ha qualche divergenza con il suo compagno, non si unisca a voi prima di essersi riconciliato, affinché il vostro sacrificio non sia profanato.” (14,1-2). Possiamo trovare anche nella lettera di Giacomo 5, 16, riguardo al potere della preghiera, dove dice: “Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri, affinché siate guariti. La preghiera del giusto può molto nella sua efficacia.”
Quando una persona è pessimista, amara e si autoesclude dalla comunità, come può esserci il corpo di Cristo? Quando si “vive” come un “parassita” estraneo a tutto e a tutti? Sono un peso per me stesso e ho bisogno di rendere anche l’altro o gli altri fardelli insostenibili e disarmonici. Come una pianta infestante che non resta in sé stessa, ma si diffonde e contamina tutto, questa espressione malata è un urlo che la vita non può essere dissociata dalla preghiera.
Quando non parlo con il cuore e mi limito a ripetere formule, riti e testi, senza cercare di fare uno sforzo per viverlo nella mia vita, tutto tende alla disarmonia. Se vedo e sento solo un inferno, allora vivrò un inferno. Come dice il Concilio Ecumenico Vaticano II: “Tutti i fedeli sono invitati e obbligati a cercare la santità e la perfezione nel proprio stato di vita. Devono, pertanto, dedicarsi con tutte le forze a seguire l’esempio di Cristo e a partecipare alla preghiera della Chiesa, diventando così testimoni dell’amore di Dio e costruttori del Regno di Dio nel mondo.” (LG, 39-42)
La concezione platonica dei due mondi, il sensibile e l’intelligibile, ha profondamente influenzato la filosofia occidentale e la visione della realtà e di noi stessi. Questa separazione può portare a una visione distorta e unilaterale, che svaluta il mondo materiale e, di conseguenza, l’essere umano stesso, a favore del mondo spirituale, creando potenzialmente un distacco dalla realtà concreta e dalla vita quotidiana. Nella pratica della preghiera, tale deformità può risultare in una spiritualità scollegata dalle esperienze e dalle responsabilità umane, ostacolando lo sviluppo della fede nella vita quotidiana e la percezione della presenza di Dio in tutte le dimensioni dell’esistenza umana.
La comprensione di salvare solo l’anima e dimenticare il corpo è oggi un forte indizio di questa mentalità. In nome di ciò, non partiamo dall’essenziale, che è la stessa umanità di ogni persona, e questo significa ascoltare, analizzare e agire. Senza il fondamento, non possiamo autoanalizzarci, tanto meno orientare o giudicare gli altri. Ci salveremo nel tutto e non in una parte. Riguardo a, Martha Nussbaum parla molto bene delle capacità centrali fondamentali per lo sviluppo umano alle quali possiamo aggiungere anche la capacità mistica o spirituale, quella disposizione interiore che fa parte della costruzione umana di connettersi con il divino:
"Per assicurare una vita dignitosa, tutti gli esseri umani devono avere la possibilità di esercitare alcune capacità fondamentali. Queste capacità includono: (1) la vita; (2) la salute corporea; (3) l'integrità fisica; (4) i sensi, l'immaginazione e il pensiero; (5) le emozioni; (6) la ragione pratica; (7) l'affiliazione; (8) il rapporto con il mondo naturale; (9) il gioco; e (10) il controllo sull'ambiente proprio (politico e materiale). Ognuna di queste capacità è fondamentale per la realizzazione di una vita dignitosa e piena." (Nussbaum, M. (2011). Creare Capacità: L'Approccio allo Sviluppo Umano. Harvard University Press)
A volte sentiamo o le persone dicono che una cosa è distante dall'altra, come se non formassimo un’unica unità o come se le esperienze non fossero interconnesse, come se potessimo consumare, scartare, distruggere, trascurare la creazione - incluso noi stessi - e Dio si occupasse solo delle anime e la “preghiera” fosse una sorta di giustificazione compensatoria della mia immaturità umana e spirituale. Quanta presunzione nel creare un dio così egoista e selettivo! È necessario gridare: la logica di Dio non è la nostra!
In questo caso, è utile leggere il libro della Genesi e vedere quanto Dio amò la creazione, con l’opera più importante e ultima, l’essere umano stesso, creato a sua immagine e somiglianza. Il cielo è già tra noi, non possiamo perderlo!
C’è un canto antico di invocazione allo Spirito Santo che sintetizza questa seconda parte, non perché riesca a descrivere come è lo Spirito in parole, ma perché descrive in qualche modo ciò che è, dicendo: “Voi, che siete chiamato il Consolatore, L’Altissimo dato da Dio, Il Padre dei poveri, La Luce dei cuori. Dolce Ospite delle anime, Dolce sollievo degli afflitti, Nel lavoro, riposo; nel calore, ombra; Nel pianto, conforto.”
Lo Spirito Santo viene in presenza degli apostoli a Pentecoste non per uniformare, ma per liberare, per dare la forza necessaria per continuare nella missione, il soffio della vita: di coraggio, di fortezza, intelligenza, armonia. Se qualcosa incrina la tua armonia, limita e porta paura di avanzare, non è lo Spirito Santo di Dio. A volte sembra che fissiamo gli occhi su alcuni libri e dimentichiamo che esiste uno Spirito e lo Spirito non si legge come un manuale di istruzioni o un tutorial su YouTube, ma è vita, è movimento, è rinnovamento, è armonia, è ciò che è e non può essere proprietà privata. Non soffochiamo lo Spirito!
La negazione dell’azione dello Spirito si verifica quando lo riduciamo a tal punto da credere che sia stato impresso e su di esso possiamo solo conoscere a partire da un trattato sistematico e uniforme, con una cronologia strutturata e tutto il suo contesto storico. Quando in realtà, non abbiamo comprensione della totalità della sua azione, ma sappiamo che, a partire dai racconti nei testi sacri, ha grande forza e si manifesta nel vento impetuoso, nel silenzio, nella brezza leggera, nell’abbraccio di un fratello, in una mano tesa, nella preghiera fatta col cuore. come in Ezechiele 37,14; Matteo 12, 18; Giovani 14, 16-17; Atti degli Apostoli 1,8; 2, 1-4; Romani 8,16; 1 a corinzi 12,7 e Galati 5, 22-23.
Il Papa Francesco, in diverse occasioni, ha parlato del "pappagallo", non dell'animale, ma del modo in cui ci disponiamo davanti al Signore. A volte, includiamo così tanti libri e formule che somigliano più a un "rito sonorizzato" di scambio di libri che a un momento di dialogo e connessione con Dio tra fratelli. Possiamo peccare per mancanza di preghiera, ma possiamo anche incorrere in un eccesso smisurato che, in fondo, non tocca la vita né lascia un messaggio chiaro, ma si fa per obbligo.
A volte, entriamo anche nell'automatizzazione della preghiera, come una "rotativa offset", oppure una macchina che accendiamo e spegniamo. La fretta delle parole è il "carburante" che si consuma affinché finisca presto, e la lentezza eccessiva provoca il "sonno", e con esso non facciamo esperienza di "presenza", ma di "sonnolenza", entrambe disarmoniche e, in fondo, infruttuose. La preghiera deve generare frutti!
La preghiera nello Spirito, quindi, non è solamente rimanere in uno spazio fisico, prendere un insieme di libri e recitare numerose parole, è, prima di tutto, l'esperienza della disposizione interiore, della presenza sincera, amica, carica del desiderio di restare nella presenza dell'Amore e per esso "vivere in preghiera", affinché, così rivestito del potere dell'Amore, possa condividere con il testimone della mia vita, che prego perché amo e amo perché prego, e perciò le mie parole e i miei gesti siano espressione concreta di questo amore incondizionato.
Gesù Maestro dell'armonia, aiutaci a vivere la nostra vita nella preghiera e la preghiera nella vita, affinché possiamo essere coerenti con ciò per cui preghiamo.
Gesù Via, fa' che ricordiamo e viviamo con convinzione le parole che pronunciamo durante il giorno, affinché “pace”, “giustizia” e “fraternità” diventino realtà concrete.
Gesù Verità, che attraverso di esse possiamo testimoniare alle persone il Tuo Amore-compromesso con un linguaggio semplice e credibile.
Gesù Vita, fa' che la nostra esistenza sia l’espressione vivace e consapevole di una persona che integra la propria umanità in uno stato costante della tua presenza.