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Il 7 marzo 2020 Papa Francesco ha annunciato di voler tenere la XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi nell’ottobre 2022, sul tema «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione»: la Chiesa dunque è chiamata a partecipare alla realtà della sinodalità.

La sinodalità deriva da due parole greche, syn-odos, che significa camminare insieme. In questo contesto, la sinodalità è un cammino: insieme con la Chiesa, per la Chiesa, nella Chiesa. È una definizione che la Chiesa sta già vivendo fin dai tempi apostolici. Concretamente, possiamo anche rintracciare questa chiamata della sinodalità proprio nell'appello all’aggiornamento a cui ha aderito con Concilio Vaticano II. In questa ottica di «aggiornamento» si può intendere il percorso sulla strada della sinodalità da parte della Chiesa universale.

Stavo frequentando il III anno di Teologia quando fu annunciato il sinodo sulla sinodalità. All'inizio mi sono trovato in difficoltà nel comprenderne il senso:  trovavo difficile collocare il carisma della Congregazione nell'economia della sinodalità. Qual è il nostro ruolo come Paolini e la nostra rilevanza, o meglio «importanza», in questa chiamata? Come partecipiamo a questo Sinodo? Che cosa può fare un membro di una congregazione religiosa, la cui vita è incentrata su stampa, computer e incontri editoriali? Come essere coinvolto in quella chiamata che richiede di essere effettivamente immersi nella realtà delle persone, nella loro fede e nella vita sociale? Come possiamo essere «San Paolo, vivo oggi» nel cammino di sinodalità in termini di comunione, partecipazione e missione?

Sono queste le domande a cui questo articolo spera di rispondere. Con il superiore generale della Società San Paolo, don Domenico Soliman, guardiamo la sinodalità attraverso la lente dell'apostolato e del carisma paolina.

Cominciamo con la domanda fondamentale: che cos'è la sinodalità?

La sinodalità può essere definita in una prospettiva teologica o socio-ecclesiologica, entrambe partono dall'idea che la sinodalità è una chiamata, radicata nella chiamata di Dio che per primo ci ha amati. Dal punto di vista teologico, siamo tutti chiamati a partecipare alla vita divina di Dio (Col 1,20), ad essere riuniti per partecipare a un cammino verso la nostra salvezza, che è Dio (CCC 54-64). Invece, in ambito socio-ecclesiologico la sinodalità è definita come un processo che può fornire alla Chiesa una panoramica sulla sua realtà attuale, sui suoi rischi e problemi. Oltre, questo è anche uno strumento per promuovere una mentalità nella società, ovvero una mentalità cristiana, una mentalità che assicurerà vitalità spirituale per le anime e la vita cristiana nella società (B. Giacomo Alberione).

Come già sottolineato, la sinodalità deriva da una parola greca che può essere compresa e tradotta come «camminare insieme». Possiamo intuire che non è solo un processo o un incarico della Chiesa, ma è un modo di vivere, un'espressione di aggiornamento, affinché al termine di questo cammino sinodale impariamo, vediamo più chiaramente e diventiamo migliori cristiani.

Come Paolini, come dovremmo considerare questa chiamata alla sinodalità?

Ci sono molte espressioni dei servizi e carismi nella Chiesa. Ci sono quelli che esprimono strettamente la chiamata alla sinodalità e ci sono quelli che la esprimono diversamente. Eppure, questo non significa che ci sono espressioni di sinodalità migliori di altre. A questo punto dobbiamo realizzare un elemento della sinodalità che è molto vitale nella vita della Chiesa, cioè la collegialità. Siamo tutti chiamati  a partecipare alla vita della Chiesa e per la Chiesa ognuno ha il proprio ruolo. Ogni espressione di carisma e servizio è coerente e complementare alle altre. Come Paolini, il modo in cui rispondiamo alla chiamata della sinodalità è lo stesso con cui partecipiamo alla missione della Chiesa: la comunicazione, elemento vitale per l'intero processo sinodale. È questo il nostro ruolo nel grande schema sinodale:  siamo coinvolti nel campo della comunicazione sociale e nell’evangelizzazione attraverso i mezzi di comunicazione sociale di cui partecipiamo. 

Qual è il ruolo del nostro apostolato nella chiamata alla sinodalità?

Il processo sinodale, che consiste nella consultazione, nell'ascolto reciproco e nella raccolta di informazioni a livello di base, richiede comunicazione. Per noi Paolini, come apostoli della comunicazione, è un processo in cui potremmo identificare la centralità dell'espressione della nostra identità. È nel campo della comunicazione che troviamo il ruolo del nostro apostolato in tutta questa idea di sinodalità. Pertanto, abbiamo anche la responsabilità di fare in modo che il nostro apostolato e le nostre opere siano dirette a guidare le persone e a raccoglierle verso la Chiesa e Cristo, nostra salvezza. Di conseguenza, la chiamata alla sinodalità è anche una sfida per noi Paolini rispetto alla quale dovremmo essere consapevoli e attenti alla realtà del popolo e allo stesso tempo a quella della Chiesa, proprio in virtù del compito che abbiamo di comunicare Cristo alla gente e di portare la Chiesa alla gente attraverso i mezzi di comunicazione sociale.

Messaggio ai Giovani Paolini

Noi, giovani paolini, che don Domenico Soliman considera il futuro della congregazione, dobbiamo avere coraggio nei confronti delle sfide che affronteremo, sfide che sono determinate dal cambiamento del mondo in termini di cultura, lingua, e anche rispetto alla visione moderna della religione e di Dio. Accanto a questa realtà, come prossima generazione di Paolini, ci spetta di portare avanti la missione della Società San Paolo che ci è stata affidata per la Chiesa e nella Chiesa. In effetti, è una responsabilità molto grande, ma allo stesso modo, abbiamo il dono della gioventù, l'entusiasmo verso il progresso della tecnologia tecnologico, e il linguaggio per parlare e tradurre Gesù nel modo più adatto e relazionabile al mondo moderno. 

Tuttavia, ci viene ricordato che quando diventiamo professionisti nel campo della comunicazione, non dobbiamo essere solo comunicatori professionali. Piuttosto, ci sforziamo di essere «apostoli» della comunicazione. Ricordiamo sempre la nostra linea di azione: vivere prima il Vangelo, Gesù Maestro, Via, Verità e Vita. Solo in questo modo possiamo condividerlo con il mondo, attraverso la nostra testimonianza e i mezzi di comunicazione sociale.

 

 

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* SJBP: 1986 a Santiago de Chile (Cile) - 1997 a Vitória (Brasile).

20 Abril 2024SSP: Fr. Maurizio Frola (2001) - Fr. Timothy Tirkey (2009) - Fr. Francesco Rossi (2020) • FSP: Sr. M. Dina Braglia (1992) - Sr. M. Elisabetta Roagna (2000) - Sr. M. Rosalia Tonin (2005) - Sr. M. Pacis Cuadra (2011) - Sr. Concetta Belleggia (2012) - Sr. Silvia Rossarolla (2019) • PD: Sr. M. Vincenzina Fea (1998) • IGS: D. Attilio Scipioni (1987) - D. Salvatore Strazzuso (1997) - D. Walter Pasolini (2004) • ISF: Francesco Melotto (1991).

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Istruirsi, istruirsi! Prendere i ritagli di tempo e a poco a poco si viene a formare un corredo di istruzione ascetica, istruzione morale, istruzione dogmatica, istruzione liturgica, istruzione canonica, istruzione, invece, storica, ecc. che non è disprezzabile, tenendo conto dei minuti e non perdendo il tempo in cose estranee (APD56, 244).

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¡Instruirse, instruirse! Hay que aprovechar los retazos de tiempo y poco a poco se va formando un conjunto de instrucción ascética, instrucción moral, instrucción dogmática, instrucción litúrgica, instrucción canónica, o instrucción histórica, etc., que no es despreciable, teniendo en cuenta los minutos y no perdiendo el tiempo en cosas ajenas (APD56, 244).

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Instruct yourself, instruct yourself! Take the scraps of time and little by little a set of ascetic instruction, moral instruction, dogmatic instruction, liturgical instruction, canonical instruction, historical instruction, etc., which is not contemptible, considering the minutes and not wasting time on extraneous things (APD56, 244).