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Ven, Mar

Siamo giunti al 26° giorno di guerra in Ucraina. La nostra città di Leopoli è diventata un luogo di transito di centinaia di migliaia di persone, tutte in fuga per i bombardamenti nella Ucraina centrale e occidentale. C'è tanto dolore e tante sono le lacrime. A Leopoli arrivano soprattutto donne e bambini. Gli uomini che hanno meno di 60 anni non possono uscire dal paese, perché obbligati a difendere la nazione. Una buona parte di loro porta le famiglie alla frontiera e poi torna a combattere. Solo in  Polonia sono giunti quasi due milioni di profughi, prima di arrivare negli altri paesi europei. C’è chi fugge attraversando le montagne che separano l’Ucraina dall’Ungheria, Romania e Slovacchia. Tutta l'Europa ha aperto le braccia a chi fugge.  

La vita della nostra comunità è cambiata totalmente dallo scorso 24 febbraio, quando di buon mattino abbiamo sentito una parola strana e paurosa: «Guerra»! Come comunità abbiamo deciso di rimanere a Leopoli. Questa è stata la nostra scelta. Come può un pastore lasciare il suo gregge quando è in pericolo? Ora, per noi essere qui diventa una vera testimonianza di chi è cristiano e religioso. E che cosa facciamo in questo tempo di guerra? Come comunità religiosa paolina siamo una casa di preghiera e di conforto per chi vuole venire. In particolare abbiamo dedicato le nostre forze per il servizio umanitario. Fratel Tomek e fratel Adam ogni giorno trasportano persone dalla stazione centrale ai posti di accoglienza. Non tutti passano la  frontiera: alcuni hanno deciso di rimanere in Ucraina. In città sono rimasti 200.000 profughi perché non vogliono lasciare l’Ucraina. 

Per quanto mi riguarda posso dire che come giornalista lavoro per Vatican News, occupandomi ogni giorno dei servizi per il radiogiornale in lingua polacca. La nostra casa è anche diventata luogo di accoglienza dei giornalisti provenienti dalla Polonia ma anche da altri paesi. Qualche giorno fa sono passati i giornalisti della rivista francese Famille Chrétienne. Stiamo collaborando con la nostra rivista Famiglia Cristiana di lingua italiana e portoghese. La stanza che accoglie la redazione è diventata ora un piccolo centro logistico per vari servizi di emergenza, in particolare luogo di coordinamento per gli aiuti umanitari. 

La nostra casa non è molto grande, per cui non possiamo accogliere grandi numeri di profughi. C'è sempre qualche richiesta. Alle volte, improvvisamente, qualcuno arriva alla sera, bussa alla porta e chiede di rimanere da noi, almeno per un po’. I casi sono diversi, ma li accomuna un grande dolore umano. 

La città di Leopoli è stata bombardata nei pressi della zona industriale, nelle vicinanze dell’aeroporto. Abbiamo sentito il boato quando i russi hanno colpito un poligono distante 45 km. Purtroppo sono morte quasi quaranta persone e circa centocinquanta sono state ferite. 

Siamo sempre in contatto con le nostre sorelle Pie Discepole del Divin Maestro. La loro comunità  si trova a 250 km da noi e precisamente a Khmelnityski, collocata nell’Ucraina centrale. Anche loro accolgono i profughi e ad oggi ci sono una ventina di persone. Alcuni rimangono, altri dopo due notti ripartono. 

Guardiamo il futuro con grande speranza, pregando per la pace! Ringraziamo tutta la Famiglia Paolina perché sappiamo che ci è vicina con la preghiera. Infatti, abbiamo ricevuto tanti e tanti messaggi da tutto il mondo paolino e di questo siamo grati, sono per noi veri gesti di solidarietà.

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