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Qui., Mar.

Il 25 novembre 2021, vigilia del 50° anniversario della eterna Pasqua del Beato Alberione, nella Sala Clementina, Città del Vaticano, Papa Francesco, con un grande sorriso paterno, ha accolto la Famiglia Paolina. Erano presenti una rappresentanza dei membri delle cinque Congregazioni religiose, dei quattro Istituti di vita secolare consacrata e dell’Associazione Cooperatori Paolini. Il Superiore Generale della Società San Paolo, all’inizio dell’udienza, «si è fatto interprete di tutti» noi della Famiglia Paolina, presentando al Papa la nostra gratitudine e la richiesta di una benedizione speciale.

All’inizio del suo discorso, il Santo Padre ha evidenziato che: «Questo anniversario è per la Chiesa, e particolarmente per voi, un’occasione propizia per fare memoria delle grandi cose operate dallo Spirito Santo nel Beato Alberione». L’aver sottolineato che questo anniversario è “per la Chiesa”, diventa una ulteriore conferma, da parte della più alta autorità della Chiesa, della validità della persona e dell’opera monumentale del Beato Alberione. “Per la Chiesa”, ricorda una precedente analoga affermazione di San Paolo VI, che l’attuale Papa ha citato: «Il nostro Don Alberione ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi, nuovi mezzi per dare vigore e ampiezza al suo apostolato, nuova capacità e nuova coscienza della validità e della possibilità della sua missione nel mondo moderno e con mezzi moderni»1.

Per la Chiesa”, presuppone da parte della Famiglia Paolina di essere parte viva e integrante della Chiesa, camminare con la Chiesa, cercare sempre il bene della Chiesa, con la nostra missione specifica, come persone consacrate e in cammino verso la santità, attraverso il processo di “cristificazione”. Siamo chiamati ad essere “in ecclesia” e “in Christo”: quante volte il nostro beato Fondatore ha usato questa espressione nelle sue tante meditazioni ai membri della nostra Famiglia! Parlando, ad esempio, della nostra missione specifica, Don Alberione diceva: «Le parole “in Christo et in Ecclesia”, sono particolarmente adatte. Non dobbiamo fare né insegnare di più né di meno di quello che insegna la Chiesa… L’insegnamento della Chiesa prenderlo tutto...»2.

Oltre che “per la Chiesa” il Santo Padre ha detto che tale anniversario è anche «particolarmente per voi», Famiglia Paolina. Descrivendo chi è il nostro beato Fondatore e cosa ha fatto per la Chiesa, ha ricordato ancora le parole di San Paolo VI: «umile, silenzioso, instancabile, sempre vigile, sempre raccolto nei suoi pensieri, che corrono dalla preghiera all’opera, sempre intento a scrutare i “segni dei tempi”». «Queste espressioni…– ha detto Papa Francesco – vi riguardano singolarmente e come Famiglia religiosa». L’aver unito le due espressioni: «questo anniversario» è «per la Chiesa» e anche «particolarmente per voi», diventa un invito del Santo Padre ad essere “Alberione vivo oggi”. La vita virtuosa e lo zelo apostolico del Fondatore, ha continuato il Papa: «vi interpellano nella concretezza della vostra esistenza di consacrati, che dalla preghiera riceve la capacità di scrutare i “segni dei tempi” per adeguare i progetti apostolici alle situazioni e ai bisogni della gente di oggi».

Il Papa ha ricordato la forte ammirazione e devozione che il Beato Alberione aveva per l’apostolo Paolo, tanto da considerarlo come il nostro vero fondatore: «sempre vi mostrava lui come l’ispiratore e il padre, come il modello da imitare nella totale donazione al Signore Gesù Cristo e al suo Vangelo». Abbiamo, infatti, stretti legami con San Paolo, per come il nostro beato Fondatore ce lo ha presentato: «Tutti devono considerare solo come padre, maestro, esemplare, fondatore San Paolo Apostolo… Per lui è nata [la Famiglia Paolina], da lui fu alimentata e cresciuta, da lui ha preso lo spirito»3.

Ne ha sottolineato anche il particolare ardore con cui l’Apostolo svolgeva la sua missione, missione che ora è nostra. «Passione per il Vangelo»: per ben cinque volte il Papa ha ripetuto queste parole! Questa è anche la via della nostra missione, ci ha ricordato il Papa, a «servizio dei fratelli assetati… della luce e della gioia del Vangelo». La nostra passione per il Vangelo porterà «innumerevoli iniziative apostoliche», come lo è stato la passione di Paolo. Siamo chiamati ad essere “San Paolo vivo oggi”. «A pieno titolo, “Paolini”,» come ci ha ribadito il Papa, perché «è sempre San Paolo a suggerire al vostro Fondatore la modalità attraverso la quale l’apostolato della vostra Famiglia religiosa, pur essendo diversificato, può essere considerato “unico”», avendo «un’unica tensione spirituale verso Gesù Cristo, il Maestro, la Via, la Verità e la Vita». A rinforzare le parole del Papa, Don Alberione ci diceva che “ogni apostolo”, cioè noi, dobbiamo imitare San Paolo, il Santo dell’universalità: «L’ammirazione e la divozione cominciarono specialmente dallo studio e dalla meditazione della Lettera ai Romani… la personalità, la santità, il cuore, l’intimità con Gesù, la sua opera nella Dogmatica e nella Morale, l’impronta lasciata nell’organizzazione della Chiesa, il suo zelo per tutti i popoli, furono soggetti di meditazione. Gli parve veramente l’Apostolo: dunque ogni apostolo ed ogni apostolato potevano prendere da Lui»4.

Dopo aver enumerato la missione specifica di ogni Istituto della Famiglia Paolina, il Papa ci ha chiesto «di non far mancare il vostro contributo», nello spirito della sinodalità, incoraggiandoci «a lavorare insieme, in rete, apportando ciascuno il suo “proprio”». La celebrazione del 50° della nascita al cielo del Fondatore, diventa per noi «l’opportunità di riconoscere ancora meglio il valore profetico della sua testimonianza», in cui attraverso il «suo esempio e con la sua intercessione» continuiamo ad utilizzare come nostro “pulpito” i mezzi odierni affinché «si possa far conoscere Gesù Cristo agli uomini del nostro tempo». Il Papa ha molto insistito sulla preghiera. Riferendosi al “Patto”, il Papa ci ha raccomandato: «Non dimenticate la preghiera. È il mezzo di comunicazione più importante… Se io comunico con tutto il mondo e non con il Signore, ma, torna a casa: non va, la cosa. Lavoro e preghiera… Cercando “in ogni cosa e con pieno cuore, nella vita e nell’apostolato, solo e sempre, la gloria di Dio e la pace degli uomini”». Questo invito del Papa è quanto affermava lo stesso Don Alberione: «La preghiera per l’uomo, cristiano, religioso, sacerdote è il primo e più grande dovere. Non possiamo dare un contributo maggiore alla Congregazione della preghiera; nessun lavoro ci è più utile della preghiera; non opera più proficua per la Chiesa in un sacerdote della preghiera. La preghiera è, quindi, prima di tutto, anzitutto, la vita di tutti»5.

Il Santo Padre ha concluso questa storica udienza, affidandoci a Maria, Regina degli Apostoli, perché ci accompagni «per le strade del mondo come apostoli e apostole del Vangelo».

In preparazione alla Festa dell’Incarnazione 2021 e valorizzando la grande devozione del nostro beato Fondatore verso Maria come nostra Madre, Maestra e Regina, permettetemi di ricordare a tutti noi “l’apostolato” particolare di Maria, la “Editrice del Verbo umanizzato”6, che il nostro beato Fondatore stesso ha imitato e vissuto nella sua vita: come apostolo della nuova evangelizzazione, come moderno “editore” di Dio, facendo correre rapidamente la Parola utilizzando tutti i mezzi e i linguaggi della comunicazione odierna. Così, «col nome di edizione non intendiamo soltanto un libro... “Edidit nobis Salvatorem” dice la liturgia. La Vergine SS.ma ci diede il Salvatore. Usa il verbo “edidit”»7. La Famiglia Paolina, composta da laici e laiche, consacrati e consacrate e ministri ordinati, è chiamata ad essere “Editore” del Vangelo vivo, Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Essere “editore”: non solo creare pensiero per cambiare mentalità ma “dare alla luce il Salvatore” a tutti con la testimonianza della propria vita, ovunque, in qualunque momento, secondo il proprio stato di consacrazione paolina.

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1 Paulo VI, Discorso alla Famiglia Paolina, 28 giugno 1969.

2 Giacomo Alberione, Alle Figlie di San Paolo, 1946-1949, FSP Casa Generalizia, 2000, p. 467.

3AD 2; 4AD 64; 5CISP, p. 98; 6Vademecum, no. 919; 7Vademecum, no. 1051.

 

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