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Domenica 25 luglio 2021, Papa Francesco ha indetto la Prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani. Come il Signore ha promesso “Io sono con te tutti i giorni” (cfr. Mt 28,20), così il Papa incoraggia l’anziano: “Tutta la Chiesa ti è vicina, si preoccupa di te, ti vuole bene e non vuole lasciarti solo!”. L’anziano ha una stupenda missione da compiere e non ha importanza la sua età: “Non importa quanti anni hai, se lavori ancora oppure no, se sei rimasto solo o hai una famiglia, se sei diventato nonna o nonno da giovane o più in là con gli anni… c’è bisogno di mettersi in cammino e, soprattutto, di uscire da sé stessi per intraprendere qualcosa di nuovo… c’è bisogno di te per costruire, nella fraternità e nell’amicizia sociale, il mondo di domani”. Il Papa apre così all’anziano, spesso tentato di chiudersi in se stesso e intristirsi, orizzonti e prospettive nuove, piene di vita.

Nel mese di Giugno, il mese precedente a questa Prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, usciva provvidenzialmente un libro che ho pubblicato con la Elledici che trattava proprio il tema degli anziani. Devo confessare che spesso in passato, ma qualche volta anche adesso, pensando all’età che avanza (già adesso siamo a 64 anni… anche se, grazie a Dio, ancora non si sentono per niente), veniva qualche ansia qua e là, tipo: “Mamma mia, come sarò quando sarò vecchio? Avrò qualche malattia? Starò allettato per tanti anni?...”; tutti pensieri che mettono un po’ di angoscia e depressione, a dir la verità. Questa esperienza personale, penso, mi ha un pò spinto a scrivere questo libro, in vista di trovare consolazione e pace.

Ma, certamente, un’altra forte motivazione per scrivere il libro è stata il fatto che ho lavorato per 12 anni con un Istituto di consacrate laiche, le Annunziatine (più di 300 persone in tutta Italia, la maggior parte delle quali non erano giovanissime), dove ho fatto esperienze molto belle, con tante care sorelle piene di vitalità, nonostante avevano i loro 70 o 80 anni e più. Anche l’esperienza degli ultimi 4 anni a Bari, dove seguivo alcuni gruppi della Santa Famiglia, è stata, per la maggior parte, con sorelle e fratelli di età non giovanissima.

L’anzianità è il tempo in cui spontaneamente il cuore e la mente rivedono tutta l’esperienza della vita. E ci si accorge che la vita è piena di doni. Da qualsiasi parte ci voltiamo vediamo dono di Dio. Vengono in mente i versetti di Metastasio: “Dovunque il guardo giro, immenso Dio, ti vedo: nell'opre tue t'ammiro, ti riconosco in me”. Forse il dono quello più grande della terza età è avere più tempo per riflettere, per riconciliarsi con eventuali storie difficili del passato, ringraziare per il dono della vita, spendere tempo nel donarsi agli altri in tutti quei servizi che ancora si possono fare, dare tempo alla preghiera, godersi la compagnia di Dio. La terza età ci chiede di rallentare i ritmi, gustare il presente, i mille dettagli di ogni giorno a cui magari non avevamo mai fatto caso prima, perché si è vissuto tutto con tanta fretta, raccogliere la saggezza di una vita, diventare una presenza di benedizione per gli altri, essere una parola di incoraggiamento e conforto per chiunque, uno che con la vita annuncia valori quali la gioia, la pace, la serenità, la pazienza, il coraggio ecc.

Certo non mancano le difficoltà nella vita dell’anziano: la solitudine, l’emarginazione, la svalutazione, l’indifferenza, la non valorizzazione… L’anziano si trova a dover affrontare, oltre ai limiti fisici che l’età impone, oltre eventuali malattie, oltre al diminuire di tutte le energie, anche queste difficoltà relazionali, che sono poi quelle più dolorose: non essere riconosciuti per quello che si è fatto, per il contributo che si è dato in famiglia, in Congregazione… L’anziano, se vuole andare avanti con coraggio e passione, deve far continuo riferimento alla grazia di Dio, alla speranza, al vivere il presente, al ringraziare. La persona anziana, sempre più cosciente che tutto passa, alla fin fine deve tirare le fila e riconoscere che, come dice Teresa D’Avila, “tutto passa, Dio resta sempre lo stesso, chi possiede Dio non gli manca niente”. La terza età, dopo tanti anni di esperienza di vita, è il tempo per evidenziare le cose importanti della vita: Dio, l’amore, la gioia, l’onestà, la fedeltà, la bontà, la misericordia…

La terza età è il tempo delle difficoltà di ogni tipo, come dicevamo. Ma è sempre vero che siamo sempre noi il capitano della nostra nave e sappiamo che la qualità della nostra vita dipende molto dai nostri pensieri e atteggiamenti. Se siamo persone sagge e mature, affrontiamo i problemi con un cuore grande, sappiamo quando chiudere un occhio su questioni cui non vale la pena discutere e creare tensioni, sappiamo avere quel “buon umore” che con una parola o battuta trasforma momenti difficili e tesi in una risata che fa ritornare i cuori in pace e sereni.

Certo però tutto questo non è facile, non viene da sé. Bisogna avere fatto un incontro speciale: l’incontro con Dio. Se c’è Dio, allora tutto cambia, si vedono le cose in modo diverso, una nuova speranza, vitalità e gioia entrano nella persona, il buio si illumina, i pessimismi si trasformano in ottimismi: possiamo avere acciacchi vari, malattie, non essere considerati o stimati dalle persone, emarginati, disprezzati, non capiti, derisi… ma dentro il cuore abbiamo ormai la forza di una verità che nessuno ci può togliere, ci portiamo dentro un segreto gigantesco, abbiamo la coscienza di una potenza di amore senza fine che ci ama, ci sentiamo di avere una dignità senza limiti, quella di figli di Dio, e allora “tutto posso in Colui che mi da forza”, come dice san Paolo, allora sentiamo Dio che ci dice: “Tu sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e io ti amo”, come scrive il profeta Isaia, e allora nonostante le mille difficoltà della terza età, l’anziano credente continua il suo cammino a testa alta e con il cuore acceso, seminando fiducia, generosità, servizio… sapendo che è “donando che si riceve”.

Pensando agli anziani, la nostra mente va subito ai nostri cari, papà mamma che forse non ci sono più, ai parenti stretti, ma anche alle nostre infermerie e comunità, dove tanti fratelli (e pensiamo anche alle nostre care sorelle delle altre Congregazioni della Famiglia Paolina) si trovano in situazioni difficili. Li portiamo volentieri nella preghiera. Ma non solo. Se abbiamo qualche minuto libero, di tanto in tanto, portiamogli un po’ di compagnia, una carezza: la sentiranno come “la carezza di Dio”.

 

* Don Vito Spagnolo, sacerdote italiano, è il segretario personale del Superiore generale.

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