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Ven, Apr

Ore 18.00 del 12 giugno: il sole attraversa con un fascio di luce la concattedrale Santa Maria Maggiore di Barletta illuminando il presbiterio dove don Giuseppe Lacerenza sta per essere ordinato presbitero. Le parole del vescovo mons. Leonardo D’Ascenzo parlano dell’Eucarestia come il grande sole della vita sacerdotale che si riverbera nei suoi ministri chiamati a essere presenza luminosa in mezzo al popolo di Dio. Attorno a don Giuseppe si stringono in una preghiera riconoscente e gioiosa molti fratelli e sorelle della Famiglia Paolina, oltre a diversi sacerdoti della città. Ogni Ordinazione è un germoglio di speranza che viene attinto dal grande cedro della storia, per essere piantato sull’alto monte predisposto dalla “Divina Volontà” in modo che crescendo possa ospitare tutti coloro che tra i suoi rami troveranno ristoro e rifugio.

Ringraziando i presenti al termine della celebrazione, don Giuseppe si presenta come l’operaio del mezzogiorno, momento in cui il sole risplende alto nel cielo e, da buon apostolo della comunicazione, condivide il desiderio di svolgere il suo ministero all’insegna del silenzio e dell’ascolto, vie per eccellenza della comunicazione autentica.

L’Ordinazione è stata preceduta da alcuni giorni di sensibilizzazione nelle parrocchie locali (soprattutto la parrocchia della Sacra Famiglia dove don Giuseppe è nato, e le parrocchie dello Spirito Santo e di San Paolo, legate da anni alla Famiglia Paolina) nelle quali la solennità del Sacro Cuore è stata caratterizzata da una veglia di preghiera animata dalle suore Pastorelle (da anni presenti in città) con una testimonianza di don Giuseppe e di altri paolini presenti in città per l’occasione.

Il ministero presbiterale di don Giuseppe ha poi preso avvio con la Prima Messa nella sua parrocchia, domenica 13 giugno, e con la Prima Messa nel monastero di clausura delle Monache Benedettine di Barletta, lunedì 14 giugno.

L’augurio che è risuonato nella liturgia di questi giorni è stato ispirato dalla parabola marciana che paragona il Regno a un uomo che getta il seme, lasciandosi portare da un sentimento di fiducia e di speranza, che affida il seme alle povere zolle della terra e al sole che splende alto nel cielo.

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