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Sex., Abr.

Papa Francesco, incontrando qualche tempo fa il Card. Bassetti, Presidente della Conferenza episcopale italiana, gli chiese: “Ma l’Evangelii Gaudium sta entrando nella Chiesa Italiana”? Il Cardinale, un po’ imbarazzato, rispose: “Un pochino”. E il Papa: “Anch’io ho questa impressione. Io non ho chiesto qualche rinnovamento della pastorale, io ho chiesto una conversione pastorale”.

La stessa domanda dovremmo porcela singolarmente, ciascuno di noi, ma anche a livello congregazionale. Ho l’impressione che la risposta a tale domanda non si discosterà molto dalla risposta data dal Cardinale Bassetti.

La “conversione pastorale” che ci viene richiesta, ma di cui ne sentiamo fortemente anche la necessità e l’urgenza, non deve ridursi a programmare qualche restyling sulle attività che quotidianamente portiamo avanti nella nostra vita di ogni giorno. Si tratta di ripensare tutta l’azione congregazionale in base all’elemento essenziale della missione al servizio del Vangelo. Si tratta di trasferire “la mentalità evangelica” nelle nostre attività apostoliche, nelle nostre scelte personali e in quelle congregazionali-apostoliche, in tutte le nostre relazioni, comprese quelle vissute nella nostra vita comunitaria.

Questo non è un passaggio o conversione che si realizza in un arco di tempo breve, ma ha bisogno di alcuni punti fermi.

  • La decisa volontà da parte nostra di impegnare la nostra libertà in questo cammino;
  • Abbeverarci e confrontarci continuamente alla fonte del Vangelo, così da acquisire gradualmente la visione, la mentalità evangelica;
  • Condividere con i nostri confratelli questo cammino di conversione pastorale al Vangelo;
  • Il contatto presenziale dentro la vita reale del popolo di Dio, come verifica e sprone alla conversione.

In questo percorso, Papa Francesco mette in guardia dalle tentazioni che possiamo incontrare (cfr. Evangelii Gaudium, 76-109). Ne vorrei evidenziare due. Una prima tentazione è quella di ridurre il nostro impegno pastorale ad un “ufficio” ad un “dovere” che mortifica la nostra totale donazione al Signore a la nostra dedizione “a tempo pieno”. A riguardo il Papa osserva che “si può riscontrare in molti operatori pastorali, comprese persone consacrate, una preoccupazione esagerata per gli spazi personali di autonomia e di distensione, che porta a vivere i propri compiti come una mera appendice della vita, come se non facessero parte della propria identità”. Dietro questa impostazione di vita, non è escluso che si nascondano altri problemi: ad esempio, la separazione tra la fede e la vita o la comprensione del proprio ministero non come esistenza interamente donata a Dio e agli uomini, ma quale svolgimento di alcuni compiti assegnati, part-time.

La seconda tentazione che vorrei evidenziare è la dimensione spirituale. Il Papa parla delle attività fatte male, cioè “senza le motivazioni adeguate, senza una spiritualità che permei l’azione” con le relative problematiche che ciò provoca. Ad esempio “l’ansia odierna di arrivare a risultati immediati che fa sì che non si tolleri un apparente fallimento, una critica, una croce, il cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana e il benessere personale”. E’ evidente che ciò diventa la premessa per scivolare in una mentalità mondana.

Un ultimo rilievo che vorrei sottolineare è questo. La nostra conversione pastorale al Vangelo non è e non deve essere qualunquista e incolore. Certo, il Vangelo rimane il fondamento e non può essere diversamente. Ma avvicinarci, capire e immergerci nel Vangelo lo dobbiamo fare avendo come nostro modello l’ermeneutica evangelica del nostro padre San Paolo. Studiando San Paolo apprenderemo quelle dinamiche che hanno caratterizzato il suo rapporto con Cristo, la sua azione evangelizzatrice, il suo rapporto con i destinatari e i collaboratori, in altre parole, il suo vissuto. In questo percorso non dovrà mancare, naturalmente, lo specifico del nostro apostolato consegnatoci dal nostro Fondatore, vale a dire il mondo della comunicazione. Tutto questo ci conferisce l’identità paolina che noi spesso traduciamo in “spirito paolino”, “colore paolino”.

In tale prospettiva, possiamo concludere che la conversione pastorale paolina al Vangelo sarà efficace solo e unicamente se si attua con uomini ‘rinnovati’ e non semplicemente con ‘nuovi’ uomini. “A volte si rompe un equilibrio, ma si aggiusta la vita”.

 

Roma, 28 aprile 2021                                                       

 

Don Vito Fracchiolla

 

 

 

 

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