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Jeu, Mar

Attraversare il Giordano, per lo scrittore sacro, è compiere un pellegrinaggio verso le fonti della storia sacra perché ricorda la traversata del Mar Rosso che ha permesso il fuggire miracoloso da una nuova schiavitù del popolo ebraico in Egitto. Il viaggio di Elia ed Eliseo richiama quello di Mosè e Aronne e, nello stesso tempo, fa riferimento ad un passaggio di consegne per continuare la missione affidata da Dio: come Aronne eredita parte dello spirito di Mosè, così Eliseo eredita due terzi dello spirito di Elia.

La teologia della vita consacrata che ci presenta la storia di un Istituto nel suo duplice tempo del carisma del Fondatore e del carisma della Congregazione, nelle debite proporzioni, può tradurre per i lavori che ci attendono il contenuto di questa prima lettura biblica. Anche il nostro Seminario invoca da Dio, attraverso il beato Giacomo Alberione, “due terzi” dello spirito del Fondatore per la Società San Paolo di oggi. Anche noi, con quanto realizziamo in questi giorni, vogliamo “raccogliere il mantello” del Fondatore per continuare la missione affidatagli da Dio che deve continuare anche oggi.

Il percorso dei contenuti del nostro Seminario è paragonabile ad un ritorno alle fonti, simile ad un pellegrinaggio verso le origini, con il viaggio simbolico che parte dall’oggi per andare verso il passato e che ritorna verso il futuro: “attraversare il Giordano” per tornare all’inizio di un’esperienza di Dio per poi ritornare con la forza di questo incontro originario verso la storia in cui viviamo.

Per riandare in modo utile al carisma del nostro Fondatore è necessario coglierne subito il vero punto di partenza nell’invito di Cristo: “Venite tutti a me” (Mt 11,28). Il carisma paolino che lo Spirito dona alla Chiesa agli inizi del 1900 attraverso la persona di Don Alberione, sintetizza l’amore a Dio e l’amore al prossimo da realizzarsi nell’apostolato stampa. La sensibilità pastorale verso quanti si allontanano dalla Chiesa è il motivo soprannaturale che giustifica l’adozione della stampa e, in seguito, dei mass media, della multimedialità e della rete. Non siamo Paolini perché utilizziamo l’ultima invenzione tecnologica, ma perché, avendo l’urgenza di evangelizzare, ricorriamo ai mezzi “più celeri ed efficaci”.

Il brano di Vangelo (Mt 6, 1-6.16-18) contiene l’invito di Cristo che ammonisce i cristiani di ogni epoca storica a non essere credenti facendo spettacolo di sé stessi quando si fa l’elemosina, si prega e si digiuna. Cristo esalta una fede che sa nascondersi davanti agli uomini per lasciarsi ammirare solo dal Padre, “che vede nel segreto”.

In altri brani dei Vangeli, troviamo descritta in modo più severo la condanna di Cristo a quei sacerdoti, scribi, farisei e dottori della legge che approfittano del loro rango ministeriale, della loro cultura religiosa o del loro stile di vita irreprensibile per avere privilegi e ammirazione da parte degli altri.
Troviamo conferma che anche una realtà così soprannaturale come la fede in Dio può essere trasformata, lungo i secoli, in uno strumento di esibizione, di vanità e di potere sociale. Nella storia delle religioni e nella vita bimillenaria della Chiesa, possiamo incontrare persone e epoche in cui questo avvertimento del Signore non è stato soltanto un pericolo, ma una cruda realtà di cui Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del 2000, ha chiesto pubblicamente perdono (cfr. Discorso di domenica 12 marzo 2000).

L’avvertimento di Cristo a fuggire da una religione “spettacolo”, allo stesso tempo mette in luce che la fede umana passa attraverso l’espressione fisica di atteggiamenti del corpo, di riti sociali, di relazioni interpersonali, di messaggi su sé stessi elaborati per gli occhi altrui. Da sempre la fede è comunicazione interpersonale, di gruppo e di società.
Con l’invenzione della stampa, dei successivi mass media e delle modalità comunicative rese possibili dal linguaggio digitale, l’esperienza della fede dispone di numerose altre forme di comunicazione. Il percorso della nostra Congregazione di questi 94 anni di esistenza, documenta la saggezza, prima di Don Alberione e poi delle successive generazioni di Paolini, di percepire che tutti i linguaggi della comunicazione costituiscono una mediazione adeguata alla totalità della testimonianza di fede. Non è sostenibile che solo la parola o solo la scrittura possono esprimere Dio; è possibile incontrare Dio in tutte le tecnologie di comunicazione perché nessuna forma di comunicazione umana ha il monopolio di dire Dio.

Né bisogna confondere l’evangelizzazione che si realizza con le immagini analogiche e digitali condannandole per principio come “fede spettacolo” o “Chiesa elettronica”. Certo, nell’evangelizzazione con la comunicazione possiamo essere tentati di presentare la “fede spettacolare” che Gesù condanna. Ma questo pericolo non è legato alla “natura” del mezzo di comunicazione, ma eventualmente ai suoi contenuti.

Infatti, lo abbiamo appena ricordato, anche l’espressione della fede nelle forme tradizionali della comunicazione interpersonale, di gruppo e dell’intera comunità ecclesiale può essere solo “spettacolo”.

Con il nostro Seminario vogliamo aiutare la Congregazione a restare fedele all’evangelizzazione intesa come “pastorale” e, di conseguenza, offrire un esempio a tutti i credenti di come l’esperienza di Dio possa essere genuina con tutte le forme di comunicazione che caratterizzano ogni periodo storico.

Agenda Paolina

28 mars 2024

Nella Cena del Signore (bianco)
Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

28 mars 2024

* SSP: 1988 Maggiorino Vigolungo viene proclamato Venerabile.

28 mars 2024FSP: Sr. M. Augusta Biolchini (2018) - Sr. Donata Narcisi (2019) - Sr. M. Dorotea D’Oto (2023) • PD: Sr. M. Tarcisia Spadaro (2008) - Sr. M. Emanuella Santini (2011) - Sr. M. Leonarda Pompiglio (2023) • IGS: D. Giorgio Zeppini (2018) • ISF: Michele Perillo (1996).