28
Qui., Mar.

Sabato e domenica 24-25 ottobre ha avuto luogo il consueto incontro di discepoli (16) provenienti da alcune comunità italiane e da Casa generalizia, presso la sede della comunità Primo Maestro a Roma. La “Lettera ai fratelli della Provincia Italia” del Superiore generale, don Valdir José De Castro, ha offerto gli spunti all’incontro che si è svolto in un franco scambio e confronto.

Come metodologia si è preferito lasciare che ciascuno potesse esprimere le proprie considerazioni e preoccupazioni con molta libertà. Inevitabilmente si sono toccati tanti e svariati aspetti della nostra vita quotidiana di consacrati paolini discepoli. Dall’esame della Lettera abbiamo constatato come le criticità e le sfide che sta affrontando la Provincia madre siano le stesse che la vita consacrata e la Chiesa oggi vive e soffre in tanti luoghi ed ambiti: invecchiamento dei confratelli, attività apostoliche superate ed ingombranti, calo delle vocazioni, soprattutto del religioso fratello, fraternità scarsa nelle nostre comunità. Sono problemi a volte gravi con radici profonde ma che non ci sgomentano. Abbiamo le risorse per reagire recuperando la memoria di confratelli che nel passato hanno dato testimonianza tra di noi di gioia di vivere e di fedeltà alla vocazione paolina, e anche oggi riconoscendo in mezzo a noi confratelli che nelle comunità sono esempi credibili della bellezza della nostra vocazione di discepoli.

Invitato tra noi, il nuovo Superiore provinciale d’Italia, don Gerardo Curto, ha voluto condividerci l’esperienza vissuta nel recente Capitolo provinciale e ha esortato calorosamente a lasciarci tutti coinvolgere nel cambiamento, specialmente apostolico, ad essere persone di comunione che portano serenità, che sanno vedere il bene nelle comunità e le rendano vivibili, a sentirci responsabili come discepoli in primis della nostra vocazione e ad inventare qualcosa per “non nasconderci più”. “Possiamo farcela se viviamo in profondità ciò che siamo”.

Molti di noi hanno alle spalle numerosi anni di vita consacrata ma riconosciamo di averla vissuta alle volte con stile e modalità che l’hanno resa poco significativa, fino a manifestarsi anche nel linguaggio e agire quotidiani in cui più che nell’essere, ci siamo identificati come paolini nel fare, nell’occupare un ruolo, nella efficienza operativa. Abbiamo bisogno di guardare ai testimoni e prima di tutto a San Paolo.

Non c’è rinnovamento per il paolino se non rassomiglia al padre: egli ci chiama ad essere e sentirci corpo, congregazione, formata da molte membra, in cui si ha cura gli uni degli altri (1Cor 12,26) e si “portano i pesi gli uni degli altri” (Gal 6,2).

Più volte si è rievocata la figura di fratel Borello, per la sua umiltà e soprattutto per la sua disponibilità a ricevere i confratelli, dal quale sapevano di essere ascoltati e nessuno si allontanava da lui senza almeno una promessa di preghiera.

L’incontro si è concluso felicemente ringraziando il Signore per l’esperienza vissuta di reciproco ascolto e di dialogo, consapevoli ancora di più dell’importanza formativa di un simile appuntamento, e continuare a riscoprire la comune vocazione per poterla vivere con più gioia nelle proprie comunità. Ci siamo lasciati con l’augurio di renderne partecipi altri fratelli discepoli la cui presenza potrà solo arricchire tutti.

Onde estamos