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Per Don Alberione la formazione dei giovani che il Signore inviava all’allora nascente Società San Paolo è stato sempre un compito che mai ha trascurato e verso il quale ha dedicato tanti suoi scritti come parte della sua predicazione. Nei primi anni della fondazione il tempo per lui era poco a causa delle tante occupazioni che aveva. Fin da principio ha lasciato la formazione dei suoi giovani nelle mani del primo sacerdote paolino, don Giuseppe Timoteo Giaccardo, ma senza dubbio il Primo Maestro gli era sempre accanto in questo impegnativo compito. Lo fu preparandolo così bene da fare di lui un vero “Signor Maestro”. Le seguenti righe sono ispirate o prese dal libro di Eugenio Fornasari: “Un profeta obbediente” (1989).

Mi diede il nome di “Maestro”. «L’anno scolastico terminava nel seminario di Alba alla fine di giugno. Il 4 luglio 1917 viene accolto nella Pia Società San Paolo di recente fondazione nella sede provvisoria de via Mazzini (Alba), dopo aver ricevuto gli ordini minori nel corso del IV anno di teologia. In questo Istituto, senza fare esperienza, viene immediatamente preposto assistente a un gruppo di giovani (il 19 ottobre 1919 è ordinato sacerdote dal vescovo di Alba). Giaccardo, scrive don Fornasari, era impaziente di raggiungere il piccolo nido degli aquilotti di don Alberione, dispose diligentemente tutte le cose sue, e appena i compagni furono partiti per le ferie estive, anziché recarsi in famiglia andò direttamente alla Scuola tipografica. Don Giaccardo ricorda: «Quando sono entrato in Casa era sera, prima di cena: invece di presentarmi subito al Padre ho dovuto lavorare, correggere bozze per guadagnarmi la cena… Dopo le orazioni, il Padre mi presentò ai giovani, mi diede il nome di “Maestro” e mi invitò a dire due parole: io non volli parlare perché impreparato. Avrei dovuto parlare: se entrassi oggi – dopo un anno e più – direi: “Voi mi chiamate Maestro, ma in realtà io sono un discepolo; io sono l’ultimo de la Casa, perché entrato l’ultimo e perciò da tutti voi debbo imparare lo spirito che guida. Non quindi superiore, ma compagno e discepolo. Pregare Dio perché informi del suo spirito questo vostro nuovo compagno e perché io possa fare bene quanto mi ordinerà il nostro Padre; nelle sue mani io mi metto interamente e ne chiedo la benedizione che deve fecondare ogni mio proposito”. Mi sarei inginocchiato, avrei baciato le mani del Padre e ne avrei ricevuto la benedizione».

Formando al “Signor Maestro”. Prima della fine di quell’anno (1917) la comunità acquistava una nuova macchina da stampa, cresceva il numero dei bollettini parrocchiali e si apriva anche una piccola libreria, madre di tutte le altre che si sarebbero moltiplicate in seguito in Italia e nel mondo. Proseguiva contemporaneamente il lavoro di formazione spirituale. In questo lavoro di scalpello e di lima, compiuto con paterna fermezza dal superiore e ricevuto con umile riconoscenza da Giaccardo, non si sa se ammirare più il sapiente dosaggio del maestro che sa opportunamente alternare la dolcezza alla battuta bruciante o la docile accettazione del discepolo. Don Fornasari scrive: «Una volta, leggendo un articolo di Giaccardo, Don Alberione gli disse: “Tu hai proprio l’uzzolo di rendere difficili le cose facili”».

Una formazione integrale. Era indispensabile che Giuseppe Giaccardo arrivasse presto alla formazione integrale perché anche a lui sarebbe aspettato a sua volta il compito di formare altri. Egli era destinato ad essere il vigile del patrimonio spirituale della nuova Congregazione, il portavoce trasparente della mente del Fondatore. Effettivamente, mentre Don Alberione aiutava a Giaccardo a spogliarsi di un certo rigore formalistico contratto nel seminario di Alba, si premurava di comunicargli e far crescere e maturare in lui lo spirito della vocazione paolina. L’importanza di questo lavoro era dato dalla novità assoluta della caratura dell’Istituto. Non vi era nulla di fatto: tutto si doveva cominciare dal nulla, fissare lo spirito, stabilire una tradizione, creare un’atmosfera. E non si avevano precedenti. Si doveva imparare da tutti, ma copiare da nessuno; si doveva creare un costume nuovo: «Vivere alla maniera paolina». A fondamento doveva essere una fede grande, un’immacolatezza di vita che desse ampia libertà alla grazia, una pietà sostanziosa, capace di utilizzare per Dio tutti i valori della persona. È questo il nostro “Signor Maestro”.

Agenda Paolina

19 Aprile 2024

Feria (bianco)
At 9,1-20; Sal 116; Gv 6,52-59

19 Aprile 2024

* Nessun evento particolare.

19 Aprile 2024SSP: D. Ettore Cerato (1995) • FSP: Sr. M. Immacolata Di Marco (1968) - Sr. Santina De Santis (2003) - Sr. Gemma Valente (2015) - Sr. M. Luciana Rigobello (2018) - Sr. Giuseppina Bianco (2021) • PD: Sr. M. del Sacro Cuore Carrara (2004) - Sr. M. Flavia Liberto (2016) • IGS: D. Sergio Lino (2000) • IMSA: Marta Manfredini (2005) - Anna Paola Firinu (2020) • ISF: Rosetta Sebastiani (1993) - Vincenzo Giampietro (2009) - Rita Morana (2014) - Maria Iacovaz Serli (2018).