Il rischio fa parte dell’essere umano: nel lavoro, nella vita, in amore. E chi non insegue i suoi sogni e non cerca di raggiungere i suoi obbiettivi, perché ha paura di fallire, naufraga nel mare della sua stessa esistenza, perché non è capace di trovare il coraggio dentro di sé.

Rischiare è un comportamento naturale quanto respirare. Infatti per quanto cerchiamo di rendere la nostra esistenza sicura, la verità è che non c’è nulla di certo al mondo. Mark Zuckerberg, il famoso fondatore di Facebook, ha detto che “In un mondo che cambia in modo così veloce, l’unica strategia che garantisce un fallimento immediato consiste nel non assumersi nessun rischio.”

Il nostro Beato Fondatore, che 106 anni fa fondava la Società San Paolo, e così iniziava la Famiglia Paolina, sapeva rischiare, rischiare per Dio. Infatti, prima di lui molti già utilizzavano la stampa come un mezzo d’apostolato. Ma chi le dà dignità di missione, a pari con la "parola parlata", è il nostro Fondatore. La sua famosa frase “fare con la parola ‘scritta’ quello che gli altri predicatori fanno con la parlata”, costituisce una grande sua novità e dà anche un “indirizzo divino” alla sua rischiosa opera di nuova evangelizzazione. Sembra poco, ma lì cominciava una svolta le cui conseguenze arrivano fino ad oggi. Una delle caratteristiche del profeta è appunto la capacità di cogliere i nuovi segni e, insieme, la capacità di affrontare le sfide e i rischi che ne derivano.

Don Alberione ha avuto la capacità di affrontare tutta la gamma di imprevisti che si possono dare dal momento che si accoglie la sfida, lanciata dalla situazione o da un problema o da una imprevista emergenza. Questi rischi, per Don Alberione, riguardavano il mondo della comunicazione sociale: senza strade tracciate, senza modelli convincenti, dove sono necessari maggiori sacrifici e poche le consolazioni e dove molti hanno già “sbattuto il naso” fortemente. È in nome dello Spirito, e sotto lo sguardo di Paolo, che raccoglie la sfida che tutto ciò significa.

Rischiare mai è stato facile… La paura sempre si presenta molto grande. Lo sentiamo tanto nella nostra vita paolina e nel nostro apostolato in questi mesi di pandemia. Con la crisi e con i limiti d’azione arrivati con il Covid-19 molto spesso ci sentiamo spaesati e non sappiamo “che pesci prendere” riguardo la nostra missione apostolica paolina. Invece di lamentarsi sui tempi difficili, sembra che dovremmo cominciare a rischiare di intraprendere qualche nuova strada, non ancora battuta nel nostro apostolato. Potremo sbagliare? Certo! Ma come diceva lo stesso don Alberione: “chi fa, può sbagliare, ma chi non fa niente – sbaglia sempre”.

Il “patto” stipulato con Dio per don Alberione fu la sorgente della sua forza e la fonte della fecondità del “povero” strumento che sempre si credette. Lo sarà anche oggi per noi se, non solo pregheremo il Patto, ma anche avremo fede che esso è attuale anche nei nostri tempi ed è la migliore medicina per ogni rischio che corriamo per il Signore. Come ci esorta il Papa Francesco: “Non facciamoci contagiare dalla paura, che ci paralizza davanti alle alte vette che il Signore ci propone. Ricordate sempre che, a coloro che lasciano le reti e la barca per seguirlo, il Signore promette la gioia di una vita nuova, che ricolma il cuore e anima il cammino”. E non ci sfugga che il più grande rischio della nostra vita è di… non rischiare.

 

* Tomasz Lubas è l'Economo generale della Società San Paolo.