Primo gruppo

Il punto di partenza per il lavoro di gruppo erano i seguenti argomenti:

  1. Centro di spiritualità paolina come strumento formativo dei paolini e dei membri della Famiglia Paolina.
  2. Centro di spiritualità paolina come strumento di fare sentire la nostra “voce profetica nella Chiesa” (Costituzioni, art. 13)

Nella nostra riflessione siamo partiti dal tema dei Centri di Spiritualità Paolina (CSP), consapevoli della delicatezza di questo argomento nel costruire un tessuto, prima di tutto a livello di ogni nostra circoscrizione e poi di Famiglia Paolina, per estendere la spiritualità alberioniana nella Chiesa e nel mondo.

Il fine dei CSP infatti è quello di adempiere al compito della tutela e della valorizzazione dell’inestimabile patrimonio carismatico che il Fondatore ci ha lasciato, attualizzandolo nel segno della fedeltà creativa.

Siamo così andati ad una immagine evocativa: quella che ha concorso al processo di diffusione delle case della stessa Società San Paolo, dove all’inizio il criterio era quello di seguire e ricalcare fermamente la forma originale di Casa Madre nelle sue varie espressioni di vita religiosa.

Con tutti i limiti e condizionamenti del contesto storico di allora essa rivela una particolare sollecitudine nel garantire una precisa conformità al modello di base. Così con una certa analogia abbiamo paragonato i CSP in fieri.

Dai vari interventi all’interno del gruppo si è constatato che, nonostante i precedenti sforzi di collegamento internazionale e le sollecitazioni venute, anche nel periodo dell’anniversario Centenario della nostra fondazione, dalle iniziative del CiSP e dagli studi da esso promossi in Casa Generalizia per avere una formazione unitaria, permane ancora l’inesistenza, nelle circoscrizioni locali, di veri e propri centri di studio della spiritualità paolina, formalmente costituiti. Fino ad ora ci si è proposti solamente con attività di animazione spirituale, sia a livello individuale, sia di équipe. Ciò ha portato a un pericolo che da anni veniva paventato dai precedenti responsabili del CiSP e dal Governo Generale, di generare forme autoctone, isolate, improvvisate e dispersive, col rischio di creare confusione sull’interpretazione del carisma e in disunione col Centro direzionale. Questo richiede ancor oggi di ripartire nella speranza di riuscire a collegare tutti verso un unico obiettivo.

Ci domandiamo infatti come vivere la nostra identità specifica con la sua valenza profetica in questa società contemporanea, con le sue mille contraddizioni e sempre più pervasa dal fenomeno della tecnologia digitale?

Questa domanda complessa ci rimanda al nostro dovere di essere religiosi paolini maturi nella fede, preparati integralmente, competenti professionalmente ma corroborati e sostenuti dalla passione apostolica dell’Apostolo Paolo per il Cristo Signore, da noi seguito, annunciato e celebrato come Maestro VVV. Si evince in modo chiaro il carattere docente della nostra Congregazione, giustamente richiamato negli interventi, e che rimanda all’altra caratteristica, strettamente legata, dell’essere altrice in primo luogo per tutta la Famiglia Paolina.

L’Opera Omnia è in questa prospettiva di formazione, studio e conoscenza, quella che meglio ci permette di conoscere il pensare in grande, il cuore, l’ampiezza di orizzonti e l’indole profetico-apostolica del Fondatore. Essa è la fonte carismatica specifica principale che non solo il CiSP, ma tutti i CSP devono avere come continuo riferimento, dove attingere alimento sostanzioso, colore paolino per lo sviluppo integrale della spiritualità apostolica paolina.

È un’opera in fieri: molto è stato fatto ma rimane ancora molto da fare. Questo lavoro di studio, conoscenza e diffusione - da portare a compimento - richiede l’impiego di energie nuove, con persone appassionate, di capacità, preparate sia nelle materie di conoscenza storico-istituzionale, che nella imprescindibile conoscenza della lingua italiana che è la lingua originaria del nostro Fondatore e da lui usata per esprimersi oralmente e per iscritto. La esiguità di persone venute dalle Circoscrizioni è stata purtroppo aggravata dal fatto che non fossero a tempo pieno e così spendessero bene il loro tempo e si preparassero con responsabilità in questo campo: questo ha penalizzato fortemente l’opera stessa, unitamente alla sempre minore presenza della rappresentanza italiana che aveva mostrato dedizione e specifiche competenze.

Questa situazione impone decisioni rapide da prendere anche per quanto riguarda il lavoro urgente di una traduzione che sia il più possibile fedele all’originale: la conoscenza della lingua italiana richiede da una parte che non sia a un mero livello superficiale, onde poter accostare le opere del Fondatore e della spiritualità paolina in lingua originale, e per contro, per quanto riguarda le opere tradotte nelle varie lingue, abbia sempre la garanzia di un’interpretazione corretta, coerente al messaggio originario trasmesso (opere, predicazioni e preghiere alberioniane).

L’abbondanza di materiale in word e in pdf presente nel database del sito, frutto del contributo dei vari rami della Famiglia Paolina, attende questo lavoro di sapiente e accurata traduzione, ancora alquanto limitato, per essere a disposizione del maggior numero di paolini, paoline e tanti altri ancora, per una diffusione che sia la più ampia possibile.

Naturalmente tutto questo tesoro ha anche bisogno di sussidi perché alla fase di lettura possa seguire un’adeguata comprensione e attualizzazione.

Oltre ad incrementare la conoscenza storica e lo studio ermeneutico dell’eredità carismatica lasciataci dal Fondatore, per orientare tutto questo in funzione dell’applicazione apostolica si è rilevata la necessità di puntare anche su una collaborazione tra i CSP e i Centri di studio sulla comunicazione (FAPCOM, SPICE, ecc.), al fine di ricercare sempre nuove modalità di trasmissione dei contenuti della spiritualità paolina, al passo coi tempi in stimolante e sorprendente evoluzione.

Come ogni seme evangelico, così anche ogni germe carismatico che ne è espressione, porta intrinsecamente in sé questa forza prorompente di sana comunicazione che informa e perfeziona ogni genere di scoperta e di inventiva mediatica e si oppone a ogni forma di deviazione e di strumentalizzazione secondo le logiche perverse della spiritualità mondana. Così di conseguenza il metodo paolino e la metodologia della comunicazione reclamano una feconda dialettica!

A proposito di metodo paolino, che ci richiama ovviamente l’immagine delle quattro ruote, si è voluto dare una certa rilevanza alla dimensione della povertà. Questo non a scapito delle altre tre ruote, ma al contrario, dato che ognuna si riflette e si lega strettamente alle altre.

Le cinque funzioni della povertà, così preziose e significative, trovano una loro incisiva espressione nelle figure esemplari dei nostri beati e venerabili sorelle e fratelli paolini che hanno vissuto profondamente l’essenzialità di questa virtù morale, evangelica e di vita religiosa.

L’autore del testo agli Ebrei ci esorta: “Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede”. È un formidabile testo biblico che ci rimanda allo stile sobrio, austero e squisitamente paolino dei nostri primi confratelli e che ci può far ricuperare il senso profondo del nostro essere stati costituiti come Famiglia Paolina che ha uno spirito comune e, nella sua composizione, ha fini apostolici convergenti. È la nostra ragion d’essere per riproporre oggi San Paolo vivente e operante nel nostro apostolato specifico: dare all’umanità ciò di cui ha unicamente bisogno, niente di meno che Gesù Maestro VVV.

 

Secondo gruppo

Mentre lavoravamo in gruppo, abbiamo anche parlato delle questioni indicate dal Superiore Generale in un invito che ha rivolto ai partecipanti. In esso Don Valdir ha presentato cinque questioni che hanno dato origine alle seguenti riflessioni.

 

  1. “Lasciandoci guidare dallo Spirito di Gesù – nell’unità e nella varietà di doni – possiamo cercare insieme – sinodalmente – il cammino che meglio favorisce una conoscenza sempre più profonda del nostro carisma paolino, nelle sue varie dimensioni: biblica, teologica, ecclesiale, storica, culturale, pastorale, ecc.” (Don Valdir José De Castro)
  • Perché il Carisma non è accolto? È importante cioè riscoprire il dono ricevuto, conoscerlo, conoscere le nostre fonti; non basta stamparle ma è necessario entrare a contatto con la ricchezza che portano in loro. Un rapporto puramente nozionistico con l’eredità di don Alberione è troppo poco!
  • Aiutare le comunità a conoscere e vivere la nostra spiritualità, a pregare con il nostro Metodo, ad approfondire la nostra spiritualità.
  • È necessario che tutti in Congregazione conoscano l’italiano per entrare in contatto con i testi di don Alberione.
  • Più che dividere “vita spirituale” e “apostolato”… dovremo imparare a unificare questi due aspetti come un’unica dimensione della nostra persona: occuparci della vita nella sua totalità come amava dire don Alberione; evitare ogni separazione ma integrare.

 

  1. “Il Centro di Spiritualità Paolina ha giustamente come uno dei suoi obiettivi quello di promuovere, nell’ambito della Società San Paolo, della Famiglia Paolina e della Chiesa, la conoscenza storica dell’eredità carismatica del Beato Giacomo Alberione. In questo senso, è fondamentale continuare a recuperare i suoi scritti, le sue dichiarazioni e altri documenti ancora non pubblicati…” (Don Valdir José De Castro)
  • Dobbiamo far conoscere l’Opera omnia e non nasconderla, offrirla in tanti modi al popolo di Dio.
  • Come Centri di Spiritualità è importante aggiornarci sull’Opera omnia, affrontando anche temi specifici, il suo sviluppo…

 

  1. «Purtroppo, ci rendiamo conto che ancora manca una più efficace connessione tra la vita spirituale e la vita apostolica. In questo cammino di integrazione, è imprescindibile valorizzare la persona, cioè, il “paolino uomo di comunicazione” (con Dio, con gli altri, con se stesso), perché è soltanto a partire da lui che sarà possibile rendere migliori le relazioni umane e, di conseguenza, la vita comunitaria e la vita apostolica» (Don Valdir José De Castro).
  • Si parte dalla persona e non da ciò che essa fa, dalla vita spirituale e non dal frutto apostolico di questa vita, per recuperare la vera idea di apostolato (mistica apostolica).
  • Ci sta a cuore il “paolino apostolo” così come i Dodici lo erano, secondo il Maestro, secondo una vita integrata in tutte le sue dimensioni.

 

  1. “Un’altra sfida da sottolineare riguarda la necessità di portare la nostra spiritualità al di là delle mura istituzionali, considerando che la spiritualità paolina è una ricchezza non solo per la nostra Congregazione e per la Famiglia Paolina, ma per tutta la Chiesa…” (Don Valdir José De Castro)
  • È la nostra identità che ci arricchisce a livello personale e comunitario, che diventa apostolato inteso come donare al popolo di Dio i doni carismatici.
  • Puntare di più sui Centri di comunicazione e culturali come luogo dove doniamo alla Chiesa quello che ci contraddistingue come Paolini.

 

  1. “Infine, un ultimo elemento importante e strettamente collegato agli altri, è quello di integrare carisma e Vangelo, perché il carisma diventi sempre più ecclesiale.”

«Considerando il nostro carisma specifico, certamente lo sguardo deve anche rivolgersi, con attenzione speciale, alle Lettere di san Paolo affinché la nostra spiritualità abbia veramente il “colore paolino”» (Don Valdir José De Castro).

  • “Vivere integralmente il Vangelo” (cfr. AD 93)
  • Assumere lo stile di vita di san Paolo: mentalità, pastoralità, vita spirituale, comunità, missione…. Processo di cristificazione.
  • Leggere e approfondire le Lettere di san Paolo per assumere il “colore paolino”.