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Jeu, Mar

La pandemia causata dal coronavirus sta cambiando il mondo proprio davanti ai nostri occhi. E anche se in questa situazione nascono nuove e meravigliose iniziative, al medesimo tempo queste opportunità non sono pienamente valorizzate, mostrando, così, tutto l’influsso del Covid-19 sulla nostra vita.

Tuttavia, nei tempi difficili della pandemia non manca la presenza di Dio: era ed è sempre presente tra il suo popolo. Lui è fonte di conforto e forza che ci aiuta a perseverare in questo tempo; grazie a lui guardiamo il futuro con speranza. Il suo dono per noi è anche san Paolo che veneriamo come nostro padre e fondatore. In che modo l'Apostolo delle genti è presente in mezzo a noi in questo momento? Per me, un chiaro segno di questa presenza di san Paolo, specialmente in situazioni difficili, è la statua dell'Apostolo presente nella Basilica romana a lui dedicata.

La cappella del Santissimo Sacramento si trova sul lato sinistro del transetto della Basilica. Qui, sopra il tabernacolo è appesa una croce medievale probabilmente di Pietro Cavallini. Il tempo ha privato al Crocifisso le mani, ma nonostante ciò Gesù, imperterrito, continua a compiere la sua missione di Salvatore e ripete con maggiore insistenza: «Venite da me, tutti voi che soffrite dolorosamente nella vita. Vi capisco bene... Io vi ristoro...».

Sul lato destro del presbiterio della medesima cappella, proprio dietro la balaustra, c'è una scultura di san Paolo. Molte persone non le prestano attenzione perché è difficile dire che è un capolavoro. Questa statua è lontana dallo splendore che ci hanno abituati le Basiliche romane: è completamente senza mani, con chiare tracce di fuoco e la parte inferiore tagliata, tanto da somigliare ad un tronco d'albero... Questo Paolo è molto simile all'amato Maestro profetizzato da Isaia: «Non aveva figura né splendore per attirare i nostri sguardi, né prestanza, sì da poterlo apprezzare» (Is 53,2).

Questa statua dell'Apostolo sopravvisse al fuoco scoppiato nella notte del 15 luglio 1823. Il fuoco ha distrutto gran parte dell’edificio... Dopo la ricostruzione, questa statua lignea fu collocata nella cappella del Santissimo Sacramento, sotto la croce distrutta. Qui, san Paolo adora Gesù e testimonia la sua somiglianza al Maestro: «Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo (…) Difatti io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo» (Gal 6,14.17).

Questo Paolo distrutto, sfigurato, privo di mani, sporcato dal fumo... mi è vicino. Questo è un apostolo che indossa le stigmate del tempo, ha sperimentato molte difficolta... La vita non lo ha risparmiato... Lui è stato consumato... I segni sul suo corpo sono il prezzo che ha pagato senza esitazione e senza lamenti... Alla sua presenza, ogni persona stanca e ferita dal destino viene accolta e compresa.

Ecco un predicatore credibile che, anche se rovinato dal fuoco, grida più forte: «Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui» (Fil 3,8-9).

Questo è san Paolo in tempo di pandemia che ci insegna a perdere tutto a motivo di Cristo: è senza mani ma continua a creare opere di bene secondo Dio, con le gambe tagliate ma inarrestabili, con una faccia sporca per il fumo ma con occhi aperti alla ricerca di nuovi orizzonti missionari. Nulla è finito... Non si lamenta, non si pente di ciò che ha perso, non si scoraggia...

Questo san Paolo si è letteralmente bruciato per far nascere in noi il desiderio di bruciarci per Cristo, in una missione sempre attuale, con o senza pandemia, anche in un tempo nel quale sperimentiamo le dolorose conseguenze del coronavirus.

 

 

 

 

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28 mars 2024

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28 mars 2024

* SSP: 1988 Maggiorino Vigolungo viene proclamato Venerabile.

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