In questi giorni di emergenza sanitaria e di crisi mondiale ognuno di noi ha fatto i conti con un cambio radicale delle proprie abitudini.  Siamo stati catapultati in una realtà che sembra essere surreale, in cui i nostri ritmi non sono scanditi dalle agende ma dalla connessione internet. Sì, dalla connessione!

È evidente che in questa particolare situazione di emergenza, internet ha un ruolo di primaria importanza e risulta essere un mezzo fondamentale per comunicare e continuare, quanto più è possibile, a svolgere le attività ordinarie. Pertanto, milioni di italiani (e non solo) si sono ritrovati a ripensare il proprio rapporto con i media digitali, basti pensare allo smart working, alla didattica on-line, alla trasmissione di eventi in streaming e alla creazione di tutte quelle nuove forme di partecipazione e prossimità poco valorizzate in passato ma che in questo momento permettono di esprimere la propria individualità.

Questo periodo così delicato dell'#iorestoacasa sta facendo emergere, in termini di servizi e soluzioni, ciò che è veramente necessario nell’ambito del settore digitale; ne fornisce un valido esempio la crescente domanda da parte delle aziende di gestire in digitale un numero sempre più elevato di attività, operazioni ed eventi. Non si tratta esclusivamente di regalare il pdf di qualche testo da leggere per attenuare la noia; difatti, questa situazione può permetterci di capire maggiormente il nostro network, i nostri follower, nella consapevolezza che gli algoritmi dei motori di ricerca e dei social network sono progettati per gratificarci, dare conferme e mostrarci notizie e amici selezionati in base alle nostre preferenze, nascondendo ciò che probabilmente si allontana dai nostri interessi. Pertanto, l'opportunità di questo tempo è riscoprire la meraviglia, lo stupore e l'inaspettato per poter uscire dalla personale comfort zone.

Si può ancora considerare il digitale solo come entertainment o limitarsi a una critica generale dei social media? La pandemia mette in evidenza come internet costituisca ormai una parte integrante dell'economia reale e che conserverà tale importanza anche dopo la presente emergenza. Alla luce di tali valutazioni, l'apertura alla modalità digitale in tempi non sospetti rappresenterebbe senz’altro un'importantissima e bella opportunità. Il campo dell’e-commerce è ancora da esplorare e si pensi anche al sanpaolostore.it che rilancia la consegna gratuita in tutta Italia, per dire: noi Paolini siamo accanto a te, ci siamo e ci prendiamo cura di te.

In un nuovo futuro di “normalità”, che si spera essere prossimo, cosa cambierà? Riusciremo a far tesoro dell'esperienza maturata in questi giorni relativamente al mondo digitale?

Tutte le nostre attività lavorative abituali stanno subendo una ricodifica digitale permettendoci di scoprire nuove modalità di partecipazione. Ne fanno da testimonianza i tanti sacerdoti che con brevi video sono vicini al popolo di Dio proponendo meditazioni, messaggi, rosari e altre iniziative fino alla Celebrazione Eucaristica dalla propria Chiesa o cappella. Queste sono dinamiche e pratiche che bisognerebbe supportare progressivamente anche dopo l’emergenza per creare un vero luogo di vicinanza e prossimità.
Al tempo stesso l’analfabetismo digitale è un fatto e la soluzione non è più tecnologia per tutti; la differenza sta nel fare delle scelte strategiche e di cambiamento mentale sul modo di comprendere il digitale, favorendo un approccio non autoreferenziale mirato a rendere visibile il proprio capitale sociale o, riprendendo le parole del sociologo Goffman, a promuovere il “palcoscenico del sé”. Infine, vanno poi individuate le tecnologie più funzionali per giungere al sopracitato obiettivo. Tuttavia, questo è l'ultimo passaggio di una strategia comunicativa a servizio di una collettività che non è spettatrice passiva ma condivide e partecipa al discorso narrativo e che sa benissimo andare oltre alla banale questione del reale o del virtuale. In questa prospettiva, vanno poi uniti tutti quegli aspetti infrastrutturali alle nostre scelte strategiche, favorendo il dialogo con le competenze tecnologiche, pedagogiche e la sostenibilità economica con la visione culturale e sociale.

* Giuseppe Musardo è sacerdote paolino italiano