A Betlemme i pastori hanno udito il canto angelico “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (Cfr Lc 2,8ss). Ci sarà un altro canto che risuoni più di questo sulla nostra Terra? Se proviamo, infatti, a servirci di Google e cercare l’espressione latina “Gloria Deo, pax hominibus” ne troveremo come risultato più di 490.000 occorrenze.

Anche l’invito dei Pastori ha trovato accoglienza lungo i secoli: “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere

“Andiamo a Betlemme!”. Il Vangelo dice: “Andarono, senza indugio, e trovarono Maria Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”.

Ogni Natale di Gesù ci porta, con i Pastori, a Betlemme. Ma Betlemme porta sempre ad ogni dove c’è la nascita di una persona umana. Quel bambino trovato dai Pastori è, infatti, il Figlio che Dio Padre a mandato per portare con sé la vera identità di ogni uomo e di ogni donna che nascono in questo mondo.

Il Vangelo continua dicendo che “I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro”. Così, i pastori, evangelizzati dagli angeli, sono diventati i primi testimoni dell’Incarnazione e messaggeri del “Gloria Deo, Pax hominibus”.

Meditando sul Natale, Don Alberione afferma che “La prima scuola di Gesù è a Betlemme, la prima sua cattedra è la greppia”, ed esclama: “Chi approfondirà mai in tutto il loro significato le due frasi che a prima vista sembrano tanto semplici: "Gloria Deo, pax hominibus" (Lc 2,14). Gli stessi angeli non finiscono di capirle![1]

Così colpito dal canto angelico, don Alberione ne ha fatto un programma di vita per sé e per la missione della Famiglia Paolina: “La gloria di Dio e la salvezza delle anime. Ecco il fine specifico dell’apostolato dell’edizione. Quello stesso programma che gli Angeli cantarono sulla capanna di Betlemme: «Gloria Deo, pax hominibus». Il programma di Gesù Cristo e della sua vita perenne nella Chiesa. Fine altissimo, dunque, fine divino[2].

Le prime lettere del messaggio angelico, GDPH, per Alberione e i primi paolini e paoline sono diventate la sigla iniziale per i fogli di appunti e delle lettere. Sostituivano addirittura il nome dell’autore in libri e articoli.

Affidando la missione paolina ai primi due missionari partiti per il Brasile e l’Argentina, Don Alberione ha scritto: “Carissimi, Vengo a benedirvi e a darvi il programma per l’America: Gloria a Dio! Pace agli uomini! Quello del Divin Maestro cantato dagli angeli! Voi andrete a spargere la Divina Parola con la Stampa: datela con il Cuore stesso che ebbe Gesù Maestro nel predicare; con l’ardore che animò S. Paolo nel diffonderla; con la grazia e l’umiltà per cui la S. Madonna divenne la Madre del Verbo Incarnato[3].

Citato ben 14 volte, il messaggio Gloria a Dio e Pace agli uomini è la linea portante del libro Apostolato Stampa[4], in vista di quel “incapitulare” in Cristo di tutte le cose, fino alla mistica immedesimazione nell’eucaristia: “Gesù Cristo è del Padre e noi siamo di Dio se siamo di Gesù Cristo nello Spirito Santo: uniti dunque per la grazia dello Spirito Santo, mangiamo Gesù Cristo per essere con il Cuore di Lui una cosa sola come sono una cosa sola il Padre ed il Figlio. Allora avremo due battiti soltanto: Gloria a Dio e pace agli uomini: vedremo l'abisso del nostro nulla e la imponente elevazione in Gesù Cristo[5].

Seguendo i Taccuini riguardanti gli Esercizi Spirituali, fatti dal Fondatore, si può costatare la consapevolezza con cui viveva ultimi anni di vita in unione con Dio, in Cristo Maestro Via, Verità e Vita, secondo le mistiche espressioni paoline del per Cristo, con Cristo e in Cristo: “In fine della mia vita, tutto «a gloria di Dio e pace agli uomini»[6]. “Che Gesù rinnovi in me il suo mistero, V.V.V. Ogni azione e tutte le 24 ore del giorno «per ipsum, et cum ipso et in ipso est [tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti], omnis honor et gloria»[7].

Per le nostre Congregazioni e Istituti, una buona preparazione al Santo Natale può essere l’esercizio di rapportare i propri distintivi o marchio allo stemma della Famiglia Paolina, poggiato come è, sul “Gloria Deo, Pax hominibus”. Per questo ci vengono incontro i nostri Beati. Infatti, per il cinquantesimo della fondazione don Alberione si ispirato alla presentazione dello stemma fatta dal Beato Timoteo Giaccardo: “GLORIA A DIO + PACE AGLI UOMINI. Queste sono le finalità. I fini per cui Gesù Cristo comparve agli uomini nel presepio li volle cantati dagli Angeli: “Gloria a Dio e pace agli uomini”. La gloria di Dio è il fine ultimo ed assoluto dell’Incarnazione, della Redenzione e della santificazione. Il secondo fine è la salvezza degli uomini: pace con Dio e pace con il prossimo. Per la Famiglia Paolina non vi sono altri fine; i medesimi fini quindi per cui si compì la Redenzione. Vivere ed operare secondo Gesù Cristo: “Per Christum, et cum Christo et in Christo”. Così S. Paolo: “Mihi vivere Christus est: la mia vita è Cristo[8].

Antonio F. da Silva, ssp

 

[1] G. Alberione, Alla Scuola di Gesù, in Prediche alle Suore Pastorelle, vol. III, p. 98.

[2] G. Alberione, L’Apostolato dell’Edizione, Manuale di formazione e di apostolato, Alba, 1944, p. 17. Cfr. Id, Edizione San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano), 2000, p. 45.

[3] G. Alberione, Lettera datata Alba, 4 VIII 31, inedita, a Don Sebastiano Trosso e Don Saverio Boano.

[4] G. Alberione, Apostolato Stampa, Pia Società San Paolo, Alba, 1933, pp. 3, 40, 412, 42, 53, 56, 61, 62, 90, 104, 118, 124, 147.

[5] Id., p. 61.

[6] G. Alberione, Taccuini, Esercizi 1966, in Opera Omnia Multimediale, p. 317.

[7] G. Alberione, Taccuini, id., p. 324.

[8] G. Alberione, Per il Cinquantesimo. Esortazione del Primo Maestro durante la messa commemorativa, in San Paolo, n. 6, Luglio-Agosto 1964, pp. 2-3. Cfr. Il Cooperatore Paolino, N. 6, 1964, p. 9. CISP, p. 209.


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