29
Fri, Mar

Questa concezione era crollata con la Rivoluzione Francese e si era affermato il principio che la legge viene emanata dalla volontà popolare e, opponendosi alla vecchia concezione sostenuta dalla tradizione storica, aveva creato in Italia quell’anticlericalismo dell’‘800 con i suoi vari Cavour, Garibaldi e Mazzini. Ma la legge fatta dalla classe popolare più ricca (borghesia), aveva creato profonde disuguaglianze economiche che aumentavano di giorno in giorno; perciò alla linea liberale - massonica da un lato, si è affiancata poi quella social-marxista atea, che ha avuto tanto presa nel mondo operaio, soprattutto nella seconda metà del secolo XIX, sostenendo la dittatura del proletariato; movimento iniziato in Italia con Michail Bakunin e Andrea Costa nella forma più anarchica e in una forma più moderata con Filippo Turati, fondatore del Partito Socialista.

Leone XIII si rende conto della nuova situazione sociopolitica e dà una svolta proponendo una soluzione cristiana ai problemi sociali, riconoscendo la volontà popolare come soggetto legiferante, ma deve essere guidata da una visione cristiana del mondo: democrazia, sì, ma cristiana (termini da intendere nel loro significato etimologico).

E con la lettera Enciclica Tametsi futura del 1 novembre 1900 affermava che solo in Cristo Via, Verità e Vita «è posta la salvezza sia degli individui sia di tutta l’umanità […] così che, abbandonato Cristo, vengono a mancare quei tre principi necessari per ogni salvezza».

In Cristo "i tre principi necessari alla salvezza"

Don Alberione medita, prega e fa suo questo programma, soprattutto vede necessaria la devozione a Gesù Cristo Via, Verità e Vita, a cui egli aggiunge il termine Maestro. Tutta la sua pietà e il suo apostolato può essere sintetizzato: vivere e dare Cristo, Via, Verità e Vita. Una piena configurazione a Cristo Verità (mente), a Cristo Via (volontà), a Cristo Vita (cuore).

Egli, osservando nel passato, si chiede quale sia il santo che sia vissuto in Cristo Verità, Via e Vita da poter essere da modello per sé e per i membri dell’opera che ha intenzione di iniziare. San Domenico? senz’altro è stato il predicatore di Cristo Verità. San Francesco? In lui si vedeva l’immagine di Cristo povero e crocifisso. Chi ha condotto l’esistenza unito a Cristo Vita? San Benedetto, San Bernardo, San Bruno… ed altri grandi mistici.

Ma dove trovare il "modello" di un santo che abbia predicato Cristo Verità, abbia seguito le orme di Cristo Via e abbia fatto di tutto per vivere in Cristo? La risposta è una: San Paolo. In questa ricerca San Paolo non viene scelto, ma si impone. Ecco il modello, l’esemplare per una devozione a Cristo Maestro Via, Verità e Vita. Come San Paolo. A Lui si deve ispirare Don Alberione e quanti come lui si dedicheranno all’apostolato della buona stampa per vivere e far conoscere il Divino Maestro.

Questa spiritualità trova in San Paolo il suo massimo esemplare, perciò può dirsi (anzi deve dirsi) "spiritualità paolina".

«Nello studio – egli scrive – delle varie spiritualità: benedettina, francescana, ignaziana, carmelitana, salesiana, domenicana, agostiniana, apparve sempre più chiaro che ognuna ha lati buoni; ma in fondo vi è sempre Gesù Cristo, Divino Maestro, di cui ognuna specialmente considera un lato […]. Ma se poi si passa allo studio di San Paolo, si trova il Discepolo che conosce il Maestro Divino nella sua pienezza; egli lo vive tutto; ne scandaglia i profondi misteri di dottrina, del cuore, della santità, dell’umanità e divinità […] ci presenta il Cristo totale come egli si era definito: Via, Verità e Vita» (AD 159).

San Paolo non solo diventa il modello, ma anche il santo pregato da Don Alberione. Si crea quindi un legame particolare tra il Primo Maestro e San Paolo; legame che è anche nostro. Davanti alle difficoltà di ogni genere, incominciando da quelle economiche, ma soprattutto le opposizioni, le citazioni in tribunali, le denunce, in cui la Casa appena iniziata dal Primo Maestro in Alba era aggrovigliata. Difficoltà che sembravano senza soluzioni e vederle poi sciogliersi come neve al sole, Don Alberione press’a poco fa questo ragionamento: «La Casa non può fondarsi su di me, manca di tutto; io vado a tentoni; non so neanche quel che capiterà. I "nemici" sono molti; i pericoli sorgono uno dopo l’altro; chi ha mandato quella vocazione? chi ha mandato quell’aiuto? chi ci ha assistito in quegli incendi? Chi ha tenuto lontano quelle calunnie?». La risposta era una: San Paolo. Chissà quante riflessioni simili il Primo Maestro ha fatto dentro di sé e quanto più gli eventi sembravano catastrofici, tanto provvidenzialmente sorgevano le soluzioni ed egli si convinceva sempre più che San Paolo era il Fondatore. L’8 dicembre 1917 tra l’altro diceva ai suoi ragazzi: «Fummo accusati di essere ladri […] fummo denunziati al Vescovo e si corse serio pericolo di dover chiudere la Casa […]. Fummo denunziati a Roma […], al Sindaco, al Sottoprefetto e al Prefetto di frequente […]. ma Dio ci salvò». «Non è mio merito di aver aperto la Casa, ma di San Paolo, che ha pregato l’Immacolata e l’Immacolata Dio».

La protezione di San Paolo

La presenza invisibile di San Paolo era visibilissima e constatabile giorno per giorno. L’ultimo sigillo di questa presenza lo si ritrova nell’estate del 1923, quando Don Alberione, spacciato dai medici a causa della tubercolosi in stato avanzato, da Benevello dove si era ritirato quasi per terminare i suoi giorni (non poteva celebrare neanche la messa!) torna ad Alba guarito, sano e salvo, per volontà di San Paolo. Considerandosi un morto ritornato in vita, si convince sempre più che «Tutti devono considerare solo come padre, maestro, esemplare, fondatore San Paolo Apostolo. Lo è infatti. Per lui è nata, (Famiglia Paolina) da lui fu alimentata e cresciuta; da lui ha preso lo spirito» (AD, 2).

«Vi accoglie – diceva ad Ariccia ai suoi primi discepoli nell’aprile 1960 – il nostro Padre, Maestro e Protettore, San Paolo: quanto ci ha amati, custoditi, sostenuti. E voi ne avete portato la dottrina, la divozione, il nome, glorificandolo nelle varie nazioni. Fu Padre e Madre per tutti i suoi figli e crebbe la famiglia paolina che è sua. Veramente, se anche aveste diecimila maestri, uno è il vostro padre: attraverso il vangelo vi ho generati (1Cor 4,15)» (UPS 11).

Il legame Cristo Verità, Via e Vita e San Paolo, accolto dal Beato Giacomo Alberione come suo programma spirituale e apostolico, trasmesso alla Società San Paolo, è anche il legame profondo che unisce tutta la Famiglia Paolina.

Famiglia che ha la base costitutiva e carismatica nella Società San Paolo. Questa ne è il garante e senza di essa non c’è memoria storica. È nella Società San Paolo, che troviamo un particolare riferimento di San Paolo. Quel profondo legame (Gesù Maestro – San Paolo – Beato Giacomo Alberione) non è un legame che possa durare un anno, ma tutta la vita, perché la nostra vita è "paolina". Se si capisse questo…!

Senza voler fare dei paragoni, se si capisse: Cristo Maestro – Maria Regina degli Apostoli – San Paolo – Giacomo Alberione –, non so proprio cosa possono darmi di più altre spiritualità pur significative nella Chiesa. Non un anno, ma tutta la vita deve essere paolina. «Non noi abbiamo scelto San Paolo, ma San Paolo ha scelto noi» (Primo Maestro). E solo noi possiamo abbandonarlo.

LINK: http://www.stpauls.it/coopera/0810cp/0810cp08.htm