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In un frangente storico-culturale come l’attuale nel quale, da più parti, la Vita Consacrata (=VC) viene data in declino, almeno nell’Occidente secolarizzato, possono risuonare sorprendenti le parole con cui, di recente, il Papa si è rivolto ai Consacrati :” Voi siete l’alba perenne della Chiesa “ esortandoli, inoltre, con allusione alla pietra “molto grande” che le Donne trovarono al sepolcro del Signore (Mc 16,2-4) , a non avere paura delle difficoltà che incombono su di essi, ma a ravvivare l’incontro con il Signore Gesù riandando all’origine sia del dono carismatico del proprio Istituto per farne rivivere lo spirito, sia al momento della personale chiamata del Signore.  (Cfr. Omelia alla Messa del 2 febbraio 2018. Festa della Presentazione al Tempio del Signore, XXII giornata mondiale della VC). Confortati dall’insegnamento e della testimonianza del Papa proviamo ad avvicinare il dono mirabile che è rappresentato dalla VC che, pur non facendo parte della struttura gerarchica della Chiesa, appartiene a pieno titolo:”alla vita e alla santità della Chiesa” stessa ( Codice di Diritto Canonico 1983 (=CDC), canone (=can) 207 § 2; 574 §1) in quanto porta a piena maturazione e al suo pieno sviluppo la “vita cristiana” che trae origine dalla fede e dalla rigenerazione battesimale alla vita di “figli”. Intendo, perciò, dedicare alcuni contributi alla VC così come è apparsa nella storia della Chiesa, come si è evoluta fino ad oggi nella Chiesa latina, quali le sue note essenziali e distintive nell’unico Corpo del Signore e come la Chiesa si prende cura di essa.

Origine e forme di vita consacrata

Assodato che le origini della VC sia in Oriente (prima metà del IV sec.) come in Occidente (V sec.) sono da ricercare nella vita monastica, va osservato come, lungo i secoli, almeno in Occidente, essa si sia evoluta in molteplici forme oggi raggruppate sotto la dizione : Istituti di Vita Consacrata comprendente gli Istituti Religiosi ; gli Istituti Secolari e le Società di Vita Apostolica. Tale dizione è subentrata a quella di Istituti di Perfezione in uso fino al Concilio Vaticano II e che, il CDC, recependo la dottrina conciliare sulla Chiesa, colloca opportunamente nel Libro II riguardante “Il Popolo di Dio”. Va inoltre sottolineato che lo “stato” proprio della VC per sua natura, non è né clericale né laicale (can. 588 § 1). E’ “clericale” l’Istituto che “è governato da chierici, assume l’esercizio dell’ordine sacro e come tale viene riconosciuto dall’autorità della Chiesa” (can. 588 § 2), mentre si dice “laicale” l’Istituto il cui “compito specifico non comporta l’ordine sacro” (can. 588 § 3) Il presente contributo riguarderà esclusivamente di Istituti Religiosi maschili appartenenti alla Chiesa Latina e di diritto pontificio, ovvero “eretto oppure approvato con decreto formale dalla Sede Apostolica” (can. 589).

Gli Istituti Religiosi

Comprendono gli Ordini e le Congregazioni Religiose che rappresentano la parte preponderante della VC e si caratterizzano per alcuni aspetti comuni quali: l’emissione da parte dei loro membri dei voti pubblici, ricevuti cioè: “ dal legittimo Superiore in nome della Chiesa” (can. 1191 § 1 del) e la vita fraterna in comunità, mentre si distinguono per alcuni elementi portanti come la spiritualità e l’apostolato a secondo dei diversi carismi. Il CDC, non evidenzia concrete diversità tra Ordini e Congregazioni Religiose, così come la professione “solenne” dei Voti, praticata negli Ordini, non ha, di fatto, alcuna rilevanza giuridica rispetto a quelli “semplici” professati nelle Congregazioni Religiose (can. 1192 § 2).

Gli Ordini

Stando all’Annuario Pontificio del 2017 (=AP 17), sono annoverati tra gli Ordini anzitutto i Canonici Regolari, che designano alcuni Istituti Religiosi che si rifanno a quella singolare esperienza di VC apparsa nel V sec. e formata da gruppi di chierici raccolti in Comunità presso le Chiese Cattedrali dove, accogliendo la spiritualità e la Regola attribuita a S. Agostino, svolgevano “attività liturgico/pastorali, di carità, di studio e di insegnamento,di sostegno e di consiglio al Vescovo” (AP 17, 1870). Il  VI sec., vede il fiorire della vita monastica ad opera di S. Benedetto. I Monaci in fedeltà alla Regola benedettina, rivisitata nel sec. IX dai Cistercensi, si consacrano alla vita di preghiera, di lavoro e di studio. I monasteri, di conseguenza, in epoche assai travagliate, diventano non solo oasi di autentica spiritualità evangelica, ma anche di conservazione e di trasmissione del “sapere”non solo biblico-liturgico-teologico ma anche letterario e scientifico. Nel XIII sec. appaiono gli Ordini Mendicanti, (Francescani, Domenicani,…), dediti alla predicazione al popolo e a ricuperare nella Chiesa la povertà evangelica. Dal sec. XVI agli inizi del sec. XVII fioriscono i Chierici Regolari (Gesuiti, Barnabiti, Camilliani…), caratterizzati da una forte impronta pastorale e missionaria e di zelo per la Riforma della Chiesa avviata dal Concilio di Trento.

Le Congregazioni Religiose

Tra il XVI e il XVII sec. sorgono le Congregazioni Religiose prevalentemente “clericali” i cui Membri praticano la vita comune e si caratterizzano per la forte dedizione all’apostolato a secondo dei diversi carismi che spaziano dall’assistenza ai poveri, all’insegnamento, alle missioni, all’educazione specialmente dei giovani ovvero, come nel caso della nostra Congregazione, alla predicazione con e nella comunicazione sociale. Dall’inizio del XIX sec. si osserva la fioritura di Congregazione Religiose di tipo “laicale” dedite prevalentemente all’insegnamento , alla cura degli infermi ovvero, alla contemplazione e alla pratica della povertà evangelica condividendo la reale condizione sociale dei poveri.

(Nel prossimo contributo ci si soffermerà sugli Istituti Secolari e sulle Società di Vita Apostolica con qualche accenno agli Istituti cosiddetti “misti” apparsi negli ultimi decenni e ad altre forme di VC che attendono di essere definite in alcuni dei loro aspetti tra le quali, forse, è possibile riconoscere anche gli Istituti aggregati come “opera propria” alla nostra Congregazione.)


*Don Alberto Fusi è il Procuratore Generale della Società San Paolo

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