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Mer, Apr

Alle ore 4,30 del 3 dicembre 2017, prima domenica di Avvento, presso la Comunità di Alba “Divina Provvidenza” ha raggiunto il premio eterno il nostro fratello sacerdote

Don Eugenio Giovanni Fornasari
102 anni di età, 91 di vita paolina, 84 di professione e 76 di sacerdozio

Con don Fornasari, figura poliedrica di Paolino e decisamente meritevole di un approfondito studio biografico, ci lascia il decano della Congregazione e un pezzo importante di storia paolina. Con la sua morte, avvenuta per naturale consunzione ad Alba nell’infermeria di Casa Madre, se ne va uno degli ultimi testimoni della seconda generazione di Paolini, che da quel luogo a noi tanto caro si diffusero in tutto il mondo.

Eugenio nasce a Pianello Val Tidone (Piacenza) il 16 luglio 1915 da Livio ed Ermelinda Bozzi. L’unico fratello morirà nella Seconda Guerra Mondiale, il 28 febbraio 1943, mentre viene aviotrasportato sul fronte tunisino. Dopo aver frequentato le scuole elementari nel suo paese, entra in Casa Madre il 10 ottobre 1926. Compiuti negli anni successivi gli studi ginnasiali, nei primi mesi del 1932 riceve ad Alba la vestizione clericale dal Primo Maestro per entrare, il 10 ottobre di quello stesso anno, in noviziato. Emette la prima professione religiosa, sempre ad Alba e sempre nelle mani di Don Alberione, il 28 ottobre 1933 insieme ai futuri primi missionari paolini: don Attilio Cendron (Argentina e Colombia), don Attilio Tempra (India, Filippine), don Maggiorino Testi (Spagna), don Francesco Sirito (Colombia, Venezuela, Messico), oltre al futuro secondo successore di Don Alberione, don Raffaele Tonni. Il 28 ottobre 1936 conferma i voti in perpetuo, questa volta nelle mani di Don Giaccardo. Dopo il liceo e i primi tre anni di teologia, nel 1939 viene trasferito a Roma in via Grottaperfetta, dove viene ordinato diacono (14 aprile 1941) e subito dopo presbitero (6 luglio 1941) per l’imposizione delle mani di Mons. Luigi Traglia, Vice-gerente di Roma.

La sua intensa attività apostolica prende avvio nell’ottobre del 1942 a Roma nella parrocchia di Gesù Buon Pastore, allora ancora in costruzione, che lui stesso contribuirà a terminare e che diventerà negli anni della Seconda Guerra Mondiale “Casa degli scrittori”, con la presenza, oltre che sua, di don Tommaso Dragone, don Giuseppe Barbero e don Giuseppe Pasquali. Proprio qui il giovane don Eugenio vive i primi esiti infausti della guerra di liberazione, inaugurata con l’Armistizio di Cassibile dell’8 settembre 1943, quando nei pressi della chiesa si scatenarono violenti conflitti a fuoco rimasti nella memoria collettiva con il nome di “battaglia della Montagnola” (dalla collina su cui sorge la nostra parrocchia). Qui le truppe tedesche di stanza a Sud di Roma e nel litorale romano, con l’intenzione di prendere possesso della Capitale, e i granatieri italiani di stanza al forte Ostiense accesero i primi fuochi di quella lotta di Resistenza, che coinvolse come in una fiammata tutta l’Italia settentrionale, e che vedrà la fine quasi due anni più tardi con la liberazione dal nazifascismo ma lasciando sul terreno migliaia di morti e di feriti. In quella tragica occasione don Eugenio e i sacerdoti della parrocchia passarono a confortare e curare i tanti feriti e a benedire i 154 morti, fra militari e civili, che restarono sul terreno intorno alla “Montagnola”.

Terminata la guerra intraprende gli studi accademici, che conclude con il baccalaureato in utroque iure (1947) e con le licenze in diritto canonico (1948) e diritto civile (1949), titoli che lo abiliteranno a insegnare diritto per alcuni anni nello Studentato teologico internazionale paolino di Roma. Nel frattempo vive la sua missione a Roma fra la parrocchia del Buon Pastore (1948-1955) e il neo-eretto Santuario Regina degli Apostoli (1955-1958), di cui è primo rettore. Nel 1958 viene trasferito a Cinisello Balsamo in qualità di Superiore, dove rimarrà per due mandati, fino al 1964. In quell’anno viene trasferito ad Alba, dove rimarrà per 53 anni, cioè fino alla fine della sua vita. Qui ricopre numerosi mandati: Prefetto degli studi, docente di letteratura e storia nel liceo classico San Paolo, responsabile dell’Ufficio Edizioni della sede di Alba e, soprattutto, scrittore tra i più fecondi della Provincia Italia. Occorrerebbe uno studio particolare per elencare le sue oltre novanta opere, fra cui possiamo citare qui appena La grande promessa di Fatima, apparso per la prima volta nel 1943 e ripubblicato fino alla 20a edizione del 1996, e Un profeta obbediente, biografia di Don Timoteo Giaccardo scritta in occasione della sua beatificazione (22 ottobre 1989). Numerose anche le collaborazioni con tutte le riviste paoline dell’Italia. Dal 2013 si era trasferito nell’infermeria di Alba a causa di un peggioramento delle sue condizioni di salute.

Figlio del suo tempo, caratterizzato da immensi sacrifici ma anche da grandi opportunità apostoliche in una Chiesa che si stava preparando ad incontrare il mondo in modo rinnovato attraverso l’assise conciliare, uomo dal carattere forte e focoso ma tutto sommato garbato, don Fornasari rimarrà nel ricordo dei molti che lo hanno conosciuto come un esempio di vero apostolo paolino, interprete assolutamente originale del nostro carisma. Affidiamo la sua anima, ora che ci ha lasciato, al Maestro Divino per l’intercessione della Regina degli Apostoli, che tanto ha amato nella sua vita. Possa ora lui dal cielo intercedere per le necessità della nostra Congregazione, in particolare per quelle apostoliche, che chiamano tutti i Paolini a continuare a “dire Dio” agli uomini di oggi nel nuovo contesto della comunicazione.

 

Roma, 4 dicembre 2017                                                   

Don Stefano Stimamiglio, ssp
Segretario generale


I funerali si svolgeranno lunedì 4 dicembre 2017 alle ore 15 presso il Tempio di San Paolo di Alba. Dopo la funzione i suoi resti mortali saranno sepolti nel cimitero cittadino.

I Superiori di Circoscrizione informino le loro comunità per i suffragi prescritti (Cost. 65 e 65.1).


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At 12,24A13,5; Sal 66; Gv 12,44-50

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* FSP: 1948 a Bogotá (Colombia) - 1994 a Lagos (Nigeria).

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Dove c’è la carità c’è Dio, e dove non c’è carità, una persona facesse anche prodigi per abilità, per affari, per dominare sugli altri, per insegnare, per farsi ammirare nelle virtù, per compiere opere diverse, più difficili che non le altre, «a nulla mi gioverebbe» (APD56, 263).

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Donde hay caridad allí está Dios, y donde no hay caridad, alguien podría hacer hasta prodigios por habilidad, por negocios, por dominar sobre los demás, por enseñar, por ser admirados en las virtudes, por realizar obras diferentes, más difíciles que los demás, «no me serviría para nada» (APD56, 263).

24 Aprile 2024

Where there is charity there is God, and where there is no charity, a person could also perform wonders because of ability, for business, to dominate over others, to teach, to be admired in virtues, to perform different works, more difficult than the others, “it would be of no use to me” (APD56, 263).