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Chi è l’editore paolino? Come san Paolo, è un apostolo-comunicatore, continuatore della missione di Gesù Cristo, testimone e annunciatore del Vangelo nel contesto socio-culturale attuale, nella cultura della comunicazione. È perciò una persona di fede, appassionata del Vangelo, che sa ascoltare i bisogni dei destinatari e creare relazioni con loro, capace di lavorare in squadra. È un professionista in grado di adattarsi alle situazioni e ai linguaggi di oggi, e si distingue per la libertà e il coraggio profetico. Con queste parole, il metodologo don Antonio Rizzolo ha presentato in sintesi il profilo dell’editore paolino emerso nei lavori di gruppo durante il secondo Seminario internazionale, che si è concluso sabato 21 ottobre con la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Superiore generale don Valdir José De Castro.

Sono stati giorni molto intensi e impegnativi, con 7 conferenze, 6 tavole rotonde a cui hanno partecipato 20 relatori e 7 lavori di gruppo. Ma è stata anche una grande opportunità di aggiornamento alla nuova cultura digitale in cui viviamo e di dialogo tra confratelli provenienti da tutte le circoscrizioni. Senza dimenticare la significativa rappresentanza della Famiglia paolina con cui si è condiviso ogni fase del percorso.

Tutto il materiale prodotto in questi giorni sarà raccolto negli Atti del Seminario, per essere a disposizione di tutti e servirà al Governo generale per aggiornare il documento Linee editoriali, contenuti, destinatari dell’apostolato paolino, come richiesto dal X Capitolo generale. Nel suo intervento a chiusura dei lavori, il Superiore generale don Valdir, ha sottolineato come «la sfida di un rinnovamento del nostro slancio apostolico (e in modo particolare dell’Editoria paolina) è diventata oggi una necessità ancora più chiara». Per un vero aggiornamento del nostro apostolato, ha spiegato, «dovremo avere il coraggio di muovere dei passi in avanti, considerando i cambiamenti avvenuti nella società e anche nella Chiesa». Per fare questo, «occorre anzitutto che ci lasciamo illuminare dalla forza trasformante della Parola di Dio e dalla vitalità del carisma». Non basta, però.  Bisogna anche che «consideriamo l’evoluzione della storia dell’umanità (inclusa la Chiesa e il suo cammino dopo il Concilio Vaticano II), l’evoluzione della complessa realtà della comunicazione, specialmente con l’avvento dei mezzi digitali».

I punti essenziali per realizzare tutto questo, ha detto don Valdir, sono un costante ritorno alla nostra identità di “Editori paolini”, «una vocazione che si ispira alla stessa Trinità, che è comunione-comunicazione»; l’attenzione pastorale ai destinatari, in particolare i non credenti, i lontani e i poveri; l’utilizzo audace e creativo della tradizionale editoria stampata, aprendoci all’ambito digitale. Occorre anche, ha aggiunto, trasformare le nostre 147 librerie in veri e propri centri di irradiazione di cultura; essere sempre più attenti all’organizzazione; investire sempre di più sulla formazione dei Paolini e dei collaboratori laici. «Una cosa questo Seminario ha messo in chiaro», secondo don Valdir: «Se vogliamo fare dei passi in avanti, abbiamo la necessità di Paolini preparati, non solo nel campo tecnico e amministrativo ma soprattutto nei contenuti di cui abbiamo bisogno in quanto “editori”». L’ultimo punto messo in rilievo dal Superiore generale è la necessità di lavorare in équipe, considerando anche la collaborazione internazionale e quella con la Famiglia paolina, specialmente le Figlie di San Paolo.