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Jue, Mar

Di quale modello di comunicazione ha bisogno oggi la Chiesa? Il secondo giorno del Seminario internazionale degli editori paolini è partito da questo interrogativo. Per affrontare il legame tra pastoralità ed ecclesialità, argomento unificante dei lavori della giornata. E per arrivare a conoscere meglio i destinatari dell’apostolato paolino, in sintonia e collaborazione con la Chiesa locale.

Le due conferenze fondamentali per aiutare nella riflessione e nel discernimento sono state tenute da monsignor Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per le comunicazioni della Santa Sede. Mentre alla tavola rotonda su alcuni destinatari particolari dell’azione pastorale della Chiesa sono intervenuti tre autorevoli testimoni: padre Georg Sporschill, gesuita, missionario tra i bambini di strada e i Rom in Romania; il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, presidente di Caritas Internationalis e della Federazione biblica cattolica (FEBIC); la pedagogista Paola Bignardi, già Presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana.

Un filo rosso che ha unito tutti gli interventi è quello dell’ascolto degli uomini e delle donne del nostro tempo. Monsignor Viganò, ad esempio, ha detto che «l’orizzonte comunicativo ci presenta la necessità di diventare “pastori digitali”, attraverso internet, i social, gli smartphone e tutte le App che le nuove tecnologie ci mettono a disposizione». Ma nello stesso tempo «ci rendiamo conto che per annunciare il Vangelo non basta essere esperti di nuove tecnologie e di comunicazione digitale… Evangelizzare richiede, anzitutto, la capacità di incontrare donne e uomini del nostro tempo, con le loro ferite e le loro inquietudini, con i dubbi e le paure che portano nel cuore, per cercare di offrire loro l’incontro con il Dio della speranza che squarcia il muro dell’indifferenza e offre una ragione di vita, un motivo per sperare».

Padre Sporschill ha riportato, sempre a proposito dell’importanza dell’ascolto, l’esempio del cardinale Carlo Maria Martini nel suo rapporto con i giovani: egli «non parlava “su” di loro, ma parlava “con” loro». Il cardinale Tagle ha invece proposto un cambio di prospettiva: quando andiamo nelle periferie di cui parla il Papa non dobbiamo assumere un atteggiamento di superiorità, come se noi fossimo il centro e non, invece, un’altra periferia. Dalle persone considerate emarginate e tagliate fuori, dai poveri, ha affermato il cardinale, «ho imparato lezioni preziose sulla vera fede, il vero amore, la vera speranza». La professoressa Bignardi, infine, ha sottolineato come nei giovani «la domanda di senso e di Dio non è spenta; avrebbero solo bisogno di incontrare esempi e proposte di vita cristiana che non fossero superficialmente un inno alla gioia fatto di parole, ma che facesse loro vedere e capire che la gioia è inscritta in un modo umano, pienamente umano, di vivere il Vangelo».