Nota storica: Questo Capitolo “speciale e ordinario” cominciò il martedì 22 aprile 1969 con una concelebrazione eucaristica (questa novità liturgica si è svolta per la prima volta in un Capitolo generale della SSP), presieduta dal Vicario generale, don Luigi Damaso Zanoni, nella sottocripta del Santuario Regina Apostolorum di Roma, attorniato da 42 concelebranti e da rappresentanti di tutta la Famiglia Paolina.
Dati statistici. La nostra Congregazione SSP si presentava allora così: 1.242 membri (mentre nel primo Capitolo generale del 1957 erano 741), di cui 461 sacerdoti (nel 1957, 287), 332 discepoli professi perpetui (nel 1957, 165), 192 discepoli temporanei (nel 1957, 76), e 257 chierici professi (nel 1957, 213). (Statistica fatta da don Teófilo Pérez)
Il tema della formazione integrale fu oggetto di una trattazione specifica (DC, nn. 523-622), che prendeva le mosse dalle indicazioni conciliari: «Convinti che “l’aggiornamento degli Istituti dipende in massima parte dalla formazione dei membri” (PC, 18), dedichiamo questo documento alla formazione integrale. Essa deve preparare i futuri membri della Congregazione a inserirsi pienamente nella comunità paolina e a svolgere con competenza i compiti che saranno loro affidati» (DC, n. 523).
Sono molto significativi i nn. 526 e 527: Deficienze ed esigenze della formazione paolina. Ne trascriviamo alcuni tratti, perché la situazione degli anni 1969-1971 è ancora molto simile a quella dei nostri giorni: i problemi della Pastorale vocazionale e della formazione integrale continuano ad essere gli stessi:
«Deficienze – Lo scarso numero dei giovani che perseverano e l’abbandono di numerosi altri mettono particolarmente in evidenza le seguenti deficienze:
- una pastorale vocazionale insufficiente;
- strutture e metodi di formazione inadeguati;
- personale educatore insufficiente o incompetente;
- ambienti che non favoriscono, ma ostacolano l’entusiasmo per i nostri ideali (DC, n. 526).
Esigenze – Pertanto occorre:
- migliorare la preparazione spirituale, pedagogica, culturale e apostolica dei maestri per adeguarli al loro compito;
- perfezionare, anche provando nuove vie, criteri e metodi nella formazione individuale e comunitaria, adeguandosi alle esigenze dei tempi […] per collaborare responsabilmente al piano salvifico di Dio;
- tener presenti le doti positive della gioventù odierna…
- tenere ugualmente presenti gli aspetti negativi…» (DC, n. 527).
Ci si occupò, in modo particolare, della Pastorale delle vocazioni e degli Stadi della formazione integrale e loro struttura nella sezione delle Applicazioni pratiche (DC, nn. 577-583). Sono principi chiari e densi di contenuto e di dottrina. Eccone alcuni esempi.
- Tutte le Province e le Regioni devono compiere il loro dovere circa la pastorale vocazionale e la preghiera per le vocazioni, «consci della gravità e urgenza del problema vocazionale paolino»; le vocazioni assicurano «la durata e lo sviluppo dell’Istituto, e il compimento della sua missione nella Chiesa e nel mondo» (cf DC, n. 582).
- Non solo devono impegnarsi nella pastorale vocazionale i diretti incaricati, ma anche «ogni comunità e membro sono responsabili della soluzione del problema vocazionale paolino». È inoltre necessario che in ogni Circoscrizione «vi sia e funzioni l’Opera paolina per le vocazioni».
- Si «promuova la formazione specializzata di un’équipe di orientatori vocazionali»; che si avvalgano dell’«aiuto delle moderne scienze psicologiche e sociologiche» (cf DC, n. 583).
Continua: terza parte: Attualità dei Documenti Capitolari (DC) nella formazione.
Don Salud Paredes, Consigliere generale, è il Presidente del SIF
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