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Qui., Mar.

In questa giornata tradizionalmente dedicata alla vita religiosa non possono non sollecitarci le preoccupazioni della Chiesa universale che – in questi tempi in cui, con tutta evidenza, la vita religiosa appare in una crisi che non sembra passeggera – ha messo il dito nella piaga in uno dei fattori che maggiormente evidenziano la crisi: la fatica nella perseveranza dei religiosi. La recente Plenaria della Congregazione per i Religiosi ha, infatti, trattato il tema dei tanti abbandoni nella vita consacrata, fornendo numeri impressionanti: sia nel 2015 che nel 2016 circa 2300 consacrati e consacrate hanno lasciato la vita religiosa per “ritornare nel secolo” (comprese, quindi, le incardinazioni in diocesi di sacerdoti ex religiosi).

Il tema degli abbandoni non è un fenomeno sconosciuto nemmeno alla Società San Paolo, che, secondo i dati più recenti, da settembre 2015 a settembre 2016 ha concesso 4 esclaustrazioni, 8 absentiae a domo e 4 dispense dai voti temporanei.

Il Papa, ricevendo i membri della Plenaria, ha evidenziato come “la cultura del frammento e del provvisorio” nella quale siamo tutti immersi non aiuta i giovani a pensare al “per sempre”. Egli, parlando di “cambio di epoca”, ha poi aggiunto: «Si è diffuso un forte relativismo pratico, secondo il quale tutto viene giudicato in funzione di una autorealizzazione molte volte estranea ai valori del Vangelo. Viviamo in società dove le regole economiche sostituiscono quelle morali, dettano leggi e impongono i propri sistemi di riferimento a scapito dei valori della vita; una società dove la dittatura del denaro e del profitto propugna una visione dell’esistenza per cui chi non rende viene scartato».

Il cambio di epoca – con la crisi che naturalmente si porta dietro, e che non è certo la prima in 2000 anni di storia – ci induce a pensare che, per ripensare nell’attualità la vita religiosa, occorre tornare alle sue origini ma attualizzandola nel presente. Un’opera che è chiamata a fare l’attuale generazione di religiosi, facendo discernimento tra ciò che è essenziale e ciò che è transeunte. E la scelta dovrà necessariamente polarizzarsi, variando da carisma a carisma, tra due temi. Il primo è quello delle “opere”, delle “strutture”, della “missione”. Il secondo è quello che esprime in radice la natura più autentica della vita religiosa, che affonda la sua primissima origine nella vita monastica: un modo particolare e privilegiato di vivere la divinoumanità di Cristo, accolta nel Battesimo. In altre parole «nello sperimentare che sono morto e che c’è una voce che mi chiama fuori dalla tomba»[1], nel vivere il dono della chiamata con una risposta umana che, accogliendo tale dono, sa che quella morte che mi assedia è stata vinta nella Risurrezione del Figlio dell’Uomo. Nel sapere che, nella cultura dello scarto come dice il Papa, l’essere “pietre scartate” è radice di vita nuova. In Gesù. Con Gesù.

[1] Marko I. Rupnik - Maria Campatelli, Vedo un ramo mandorlo. Riflessioni sulla vita religiosa, Lipa, Roma, 2015, p. 85.

Agenda Paulina

28 março 2024

Nella Cena del Signore (bianco)
Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

28 março 2024

* SSP: 1988 Maggiorino Vigolungo viene proclamato Venerabile.

28 março 2024FSP: Sr. M. Augusta Biolchini (2018) - Sr. Donata Narcisi (2019) - Sr. M. Dorotea D’Oto (2023) • PD: Sr. M. Tarcisia Spadaro (2008) - Sr. M. Emanuella Santini (2011) - Sr. M. Leonarda Pompiglio (2023) • IGS: D. Giorgio Zeppini (2018) • ISF: Michele Perillo (1996).