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Sex., Mar.

Nella Cappella centrale della “Casa Divin Maestro” di Ariccia, domenica 6 novembre la Famiglia Paolina dei Castelli romani si è riunita in preghiera, ricordando in modo particolare tutti i Defunti paolini della zona, rappresentata dalle 5 Congregazioni religiose, dall’Istituto Santa Famiglia e dai Cooperatori.

Questo tipo di celebrazioni, si è augurato Don Olinto Crespi che ha tenuto l’Omelia,  si dovrebbero intensificare con altre iniziative (Adorazione eucaristica, Ritiri intercomunitari…) proprio per valorizzare al massimo questa Casa come centro di preghiera e di spiritualità paolina come era nel desiderio espresso dal Beato Don Alberione.

Alla vigilia della chiusura della “Porta santa” nelle Diocesi, don Olinto motivava questo incontro di Famiglia Paolina come celebrazione di una delle Opere di misericordia spirituale: “Pregare per i vivi e per i defunti”.

Fra tutte le opere di misericordia che procedono dall’amore, la preghiera occupa il primo posto. Mentre la preghiera santifica colui che prega, rendendolo collaboratore di Cristo nell’opera della redenzione, conferisce all’uomo la più grande dignità perché lo mette in comunione con Dio (Gaudium et Spes, 19). Tra le sette opere di misericordia, la preghiera per i vivi e per i defunti è la sola che può essere compiuta da tutti e raggiungere ogni situazione. Per le anime più dimenticate, per le vittime dell’odio e della violenza, per le morti improvvise e per coloro che hanno sofferto la miseria e la povertà.

Il Beato Don Alberione a questo riguardo diceva: “Nel fare la Visita eucaristica consideratevi rappresentanti dell’umanità presso il Tabernacolo, raccogliendo nel vostro cuore tutti i cuori degli uomini, presentando a Dio tutti i loro bisogni, onde Egli faccia giungere la forza a chi è debole, la luce a chi è nell’oscurità; perché le anime si allontanino dal peccato, perché Gesù vinca la resistenza dei peccatori, perché sia concessa santificazione e zelo alle anime consacrate a Dio, Gesù vi ha affidato questo ministero: rappresentanti dell’umanità presso il Tabernacolo; questa è la vostra vocazione: un ministero di carità!” (IA 4, 831).

Come si vede, la preghiera è proprio l’unica grande carità che può aiutare chi è in difficoltà, chi soffre nella malattia, e dare sollievo anche alle anime entrate nell’eternità affrettando il momento della loro piena comunione con Dio nella luce gioiosa della Comunione dei Santi.

La preghiera è il filo d’oro che tiene uniti in questa comunione fraterna tutti noi, vivi e defunti, chiamati indistintamente “santi”, un nome molto frequente nelle Lettere di San Paolo per indicare i Cristiani (1Cor 1,2; 2Cor 1,1; Ef 1,1).

Modello di preghiera e di comunione è per noi il popolo della Bibbia, al quale Dio ha insegnato i diversi “registri” che modulano ancora oggi la nostra preghiera per i vivi e per i defunti: la preghiera di intercessione, la preghiera di guarigione, la preghiera di lode, di ringraziamento e di adorazione (cfr Salmo 8) e la preghiera di suffragio per i defunti che la Bibbia chiama “azione molto buona e nobile” (2Mac 12, 43).

Don Olinto concludeva dicendo: “Ogni giornata è uno spazio di tempo da colmare d’amore e fra tutte le opere che procedono dall’amore e lo rendono concreto c’è la preghiera.

Per cui dilatando il nostro cuore nella carità fino a pregare per tutti gli uomini e invocare su ognuno la benedizione di Dio nostro Padre, ci dà diritto di elevare la preghiera del “Padre nostro” che abbraccia tutti i figli di Dio sparsi nel mondo e tutti coloro che sono già entrati nella vita eterna e hanno bisogno del nostro aiuto.

Al termine della celebrazione è stato molto significativo quanto espresso da alcuni dei partecipanti, anche giovani: “Don Alberione, oggi, ci sorride dal Paradiso perché con questi nostri incontri qui nella Casa Divin Maestro, voluta da lui, ci vede “Famiglia paolina” attorno a questo “centro carismatico” sorto per “incontrarci, per vivere assieme e riconfermare e ripetere la nostra donazione al Signore”.