È bello sognare. È bello farlo pensando a dei bei progetti apostolici, soprattutto in tempi di crisi a vari livelli come quelli che stiamo vivendo. Il nostro Fondatore tanti anni fa diceva che chi non sogna milioni di lettori, non dovrebbe neanche sedersi dietro la macchina da scrivere. Facciamoci allora una domanda: quali sogni apostolici in genere si realizzano? Quelli che diventano la risposta alla volontà di Dio, e che sono fatti con i “piedi per terra”. È  vero, non è facile conciliare sempre i progetti apostolici con le scelte economiche, pur necessarie. Come fare allora? La prima cosa è capire la motivazione per cui si lancia una nuova iniziativa apostolica. Essa non ha mai radici esclusivamente economiche, ma è una risposta a un appello dell’umanità, ai segni dei tempi, là dove manca il vino della gioia, di una vita dignitosa e felice. Questa prospettiva si inscrive nel carisma specifico del nostro Istituto.

È pur vero che il Progetto apostolico deve fare i conti con la dimensione economica, valutando la sostenibilità di ogni singola iniziativa nelle sue varie dimensioni. La mancanza di mezzi economici, più che farci rinunciare ad attuare quest’ultima, deve stimolare la creatività, la fantasia apostolica per reperire i fondi necessari per realizzarla in un’ottica di trasparenza e di condivisione. Occorre lavorare sul budget, il cui rispetto deve essere verificato man mano che l’iniziativa si fa strada. Occorre, a volte, anche il coraggio di fermarsi, cioè di chiuderla, quando vediamo che il budget non è rispettato e che, proseguendolo, si rischia di danneggiare tutta l’attività apostolica della nostra Circoscrizione. Dunque: sognare, progettare, ma anche contare, seguire i costi…

Il nostro Fondatore ci ricorda: È vero che ci manca il denaro, ma Dio lo vuole. Si tratta di ragionare meglio, soprannaturalmente. Dio lo vuole e quando Egli lo vuole,  prepara i mezzi e le grazie» (Vademecum 455). Ogni carisma di fondazione racchiude in sé un dinamismo profetico che va oltre il periodo storico in cui è sorto. Il nostro Fondatore ha attivato dei grandi progetti apostolici senza grandi risorse, in atteggiamento di filiale abbandono alla Provvidenza del Padre. L’esperienza attesta che quando veramente elaboriamo progetti apostolici per il Regno di Dio e non per il guadagno, la Provvidenza non si ritira, purché il coraggio di rischiare non nasca dalla temerarietà, ma da un abbandono fiducioso alla Provvidenza, che risveglia le migliori energie creative.

Per far fronte a tante esigenze comunitarie e apostoliche, in una situazione di crisi, dobbiamo mirare ad una sempre più forte comunione di beni a favore della missione. Essa rappresenta una forza in grado di realizzare grandi cose con piccole risorse messe a disposizione da molte persone. Consente di moltiplicare le possibilità di bene. Questa comunione rimane, però, un bene fragile ed esige una continua conversione del cuore e delle relazioni. Infatti il bene più prezioso che si può condividere è la fraternità che apre alla solidarietà. Con essa poche iniziative apostoliche sono impossibili.