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Qui., Mar.

Tra le quattro ruote del carro paolino, quella che più coinvolge la nostra vita concreta e che rivela una grande originalità presso il Beato Alberione è la povertà. Le varie espressioni adottate dal Fondatore per definirla hanno tutte una stretta relazione con la formazione integrale e la donazione totale della persona.

Il Primo Maestro ha voluto che questo voto fosse un pilastro della vita quotidiana, definendo la povertà come un insieme di forze e di energie da far convergere verso l’apostolato; infatti: «Tutto, dalla pratica concreta della vita fraterna alla consacrazione, alla formazione umana, spirituale, intellettuale e professionale e alle strutture di governo e d’amministrazione, tutto è finalizzato alla nostra vocazione apostolica» (Costituzioni SSP, 66). Da ciò appare evidente che tutto appartiene a Dio: il tempo, le forze, i beni e i mezzi di apostolato e che per Dio e i suoi “interessi” tutto deve fruttificare al massimo grado, senza che nulla vada perduto o sprecato. Da ciò vengono anche la cura e il buon uso di tutti i beni della casa, del materiale per l’apostolato: tutto fa parte del “patrimonio di Dio” e, perciò, sacro e destinato a realizzare i suoi piani di salvezza.

Sempre nell’ambito della povertà, il Fondatore si è particolarmente preoccupato di trasmettere a tutti i suoi figli e figlie lo spirito d’iniziativa e la laboriosità; due virtù che richiedono il dono completo di tutte le capacità intellettuali, delle forze fisiche e del tempo, per Dio e per le anime. Il Beato Alberione è sempre stato chiaro e preciso su questo punto: «La vita religiosa non può essere l’aspirazione di chi vuol vivere senza faticare; di chi non lavora; di chi si rifugia ed accetta la vita del convento per evitare la sua parte di combattimento nell’apostolato» (1953, SP, cfr CISP, 1084).

Questo “culto” per il lavoro, inteso come valorizzazione di tutte le energie per la causa di Dio e delle anime e ben sintetizzato nell’espressione di san Paolo, “Tutto faccio per il Vangelo” (1Cor 9,23), è fondamentale per comprendere la povertà paolina. Una povertà che non si limita unicamente al distacco da tutti gli interessi materiali, che non s’impegna solo ad allontanare dalle nostre comunità il lusso e le comodità, ma stimola positivamente ogni membro a utilizzare tutte le sue capacità, tutte le sue forze a cercare unicamente l’interesse del Vangelo vissuto e comunicato. È un concetto eminentemente positivo che supera la visione tradizionalmente negativa della povertà.

Per ogni paolino/paolina, l’esercizio della povertà si manifesta nella fatica quotidiana per guadagnarsi il proprio pane, ma che allo stesso tempo è anche esercizio della propria missione. La povertà così vissuta produce una piena fiducia in Dio. Il “frutto del lavoro” è immediatamente dato in offerta a Dio, come testimonianza di veri servitori di Dio.

In sintesi: la povertà paolina consiste nella concreta e totale donazione della persona, come membro vivo e attivo di una comunità che vive il Vangelo.

Agenda Paulina

28 março 2024

Nella Cena del Signore (bianco)
Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

28 março 2024

* SSP: 1988 Maggiorino Vigolungo viene proclamato Venerabile.

28 março 2024FSP: Sr. M. Augusta Biolchini (2018) - Sr. Donata Narcisi (2019) - Sr. M. Dorotea D’Oto (2023) • PD: Sr. M. Tarcisia Spadaro (2008) - Sr. M. Emanuella Santini (2011) - Sr. M. Leonarda Pompiglio (2023) • IGS: D. Giorgio Zeppini (2018) • ISF: Michele Perillo (1996).