Papa Francesco ricordava nel Messaggio per la 53a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che abbiamo celebrato domenica 2 giugno, che il web, tra i tanti suoi aspetti positivi, «si è anche rivelato come uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali, che spesso assumono la forma del discredito».

Il dato è evidente, come mostrano la nostra esperienza personale sui social media e i più eclatanti fatti di cronaca, spesso legati al cyberbullismo, senza dimenticare i toni e le parole pesanti spesso usate nel dibattito politico (ma anche in quello sportivo, ecc.). Tutto questo è, purtroppo, solo la punta di un iceberg molto più consistente in termini numerici, che crea i presupposti di sofferenze, odi e partigianerie. Anche se tutto questo rimane nell’ombra, ciò non di meno è potenzialmente soggetto a esplodere successivamente in varie forme.

Tra le tante iniziative che si organizzano in Italia per favorire una cultura della tolleranza e del dialogo vogliamo segnalare in questa rubrica la pubblicazione della “Carta di Assisi”, presentata lo scorso 6 maggio a Roma. Si tratta di un  documento per l’uso corretto delle parole, scritto sotto forma di un decalogo di buone norme rivolte a tutti (non solo ai giornalisti, per i quali peraltro non sono nemmeno giuridicamente vincolanti), ma estremamente precise e puntuali, che vanno dal positivo “scriviamo degli altri quello che vorremmo fosse scritto di noi” all’impegno a rettificare cose sbagliate scritte in precedenza, dal “diamo voce ai più deboli” e “impariamo a dare i numeri giusti” al “le parole non sono pietre, usiamole per creare ponti”. Impegni semplici, chiari che costituiscono una «dichiarazione di fratellanza universale contro il muro dell’odio che chiama in causa tutti gli operatori di pace», come ha detto il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Giuseppe Giulietti. Parole che a noi cristiani ricordano una beatitudine, parte fondante di un’autentica vocazione cristiana.

Leggere e fare propri i principi scritti nella Carta di Assisi è per i Paolini, chiamati per vocazione a formare le coscienze sui fenomeni della comunicazione sociale – vero nuovo campo di missione per noi! –, estremamente utile. Fake news e parole d’odio, infatti, costituiscono gli ingredienti di quel clima culturale, che va sotto il nome di “post-verità”, in cui verità e menzogna si mescolano artificiosamente e diventano opinione con cui uccidere (verbalmente) il nemico.

La Carta di Assisi si ispira alla visione universale di pace, tolleranza e dialogo di san Francesco. Ma essa è anche, molto significativamente, il frutto della collaborazione di esponenti di diverse religioni (varie denominazioni del cristianesimo, islamismo ed ebraismo) e di molte persone di buona volontà, espressione della vita civile e dell’editoria e del giornalismo. Tra queste anche le nostre Edizioni San Paolo dell’Italia, che hanno collaborato a questo evento culturale con la pubblicazione del libro “La Carta di Assisi. Le parole non sono pietre”, la cui lettura è molto consigliata.