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Invitato dal Gruppo Editoriale San Paolo per il 15° Festival Biblico di Vicenza, nei giorni 21 – 25 maggio 2019 significativi incontri con il Premio Nobel per la Pace 2018, il dottor Denis Mukwege, ‘‘l'uomo che ripara le donne’’.  Significativi gli appuntamenti vissuti a Milano e Cinisello il giorno 22 maggio e molto forte il messaggio dato dal dottore. Il tour del premio Nobel per la pace è stato coordinato dal Centro Culturale San Paolo.

Atterrato a Fiumicino nella città eterna, dopo un incontro pubblico con la Comunità di Sant’Egidio e i Congolesi a Roma, ha partecipato all’udienza di Papa Francesco che lo ha esortato a “pregare e darsi da fare”. Nel pomeriggio del 22 maggio ha lasciato Roma per la quarta area urbana europea, la Città di Milano dove ha tenuto un’ottima conferenza all'auditorium Giacomo Alberione sul tema: Il grido di un popolo strangolato e la lotta del dottor Denis Mukwege. Che speranza per l'Africa? La conferenza è stata organizzata insieme al PIME, alla Caritas Ambrosiana e all’Associazione Fonte di speranza.

Il ginecologo congolese ha iniziato la sua presentazione ringraziando la Società San Paolo per il suo apostolato che l’ha aiutato in tenera età e continua ad alimentare il mondo in particolare l’Africa. Il Nobel ha poi evocato diversi argomenti, tra cui: il suo lavoro, la violenza e lo stupro sessuale, la giustizia riparativa, la situazione socio-politica, ecc. Diceva: «Il rispetto per la dignità umana è molto importante. Viviamo in un paese in cui la vita umana non ha valore: le persone possono uccidere per qualsiasi cosa. Siamo un paese laico in cui oltre l'80% della popolazione è cristiana, dobbiamo insegnare alle persone i valori dell'amore, la considerazione di essere creati a immagine di Dio ... Questa dignità è un grande valore che stiamo perdendo da un giorno all'altro. Assolutamente, devi lavorare con uomini e donne che credono nel valore che Dio ci dà».

Ha poi continuato: «Sono chiamato l'uomo che ripara le donne, un appellativo che trovo meno buono! Sfortunatamente, questo nome è usato perché queste donne non avrebbero avuto bisogno di tutte le cure che gli abbiamo dato. Non saremmo mai stati chiamati un riparatore. Queste donne devono essere rispettate [...], dobbiamo prima considerarle come uguali a noi uomini. È nella differenza tra l'uomo e la donna che in origine ha portato ad affermare l'inferiorità della donna. A questo livello, entriamo nel processo stesso della sua distruzione, dimenticando che è uguale a noi e creata a immagine di Dio».

«Dal 1997 ad oggi, le donne, le ragazze come pure le bambine sono usate come strumenti di guerra nella parte orientale della RDC; ma il mondo tace! Lavoro in un contesto in cui la mia vita è in continuamente in pericolo a causa di molteplici minacce di morte. Una volta sono stato salvato miracolosamente! Sono medico, ginecologo e ostetrico, io lavoro molto, faccio un sacco di interventi chirurgici. E da quando sono in sala operatoria, ho curato le madri, ho curato le loro figlie; e ora comincio a curare le loro nipoti! Questo non è accettabile per me. Poco prima di venire in Italia, ho curato una bambina di quasi 8 mesi che è stata stuprata! Sto mettendo in guardia il mondo oggi per vedere cosa sta succedendo nel mio paese, la RDC’».

Mukwege ammette che «il nostro paese è martirizzato, abbiamo perso più di 6 milioni della nostra popolazione nell'arco di 20 anni a causa di successivi massacri, fame, mancanza di cure ... È davvero enorme! È un paese in cui oggi che ti sto parlando, 4 milioni di persone sono sfollate internamente. E quando parlo degli sfollati interni non sono persone che si trovano nei campi profughi, dove viene dato da mangiare, dove li accolgono e li trattano decentemente; vengono lasciati a sé stessi e quindi abbandonati anche a morire. Sono fuggiti dai loro villaggi per cercare sicurezza, ma non c'è supporto. Quindi, alla fine si nascondono per morire».

Ha concluso il suo intervento dicendo: «Penso che gridare solo io non è abbastanza; ho bisogno che le persone si uniscano alle loro grida! Ho bisogno di voi. E più saremo a gridare, congolesi e amici dei congolesi, più sarà efficace il nostro appello. Penso che così finiremo per essere ascoltati. Sono certo che un giorno saremo ascoltati in relazione alla tragedia che conosciamo perché non c'è pace senza giustizia».

Dopo la conferenza, il premio Nobel ha partecipato a una cena di solidarietà con quasi 350 persone, cena italo-congolese organizzata nella Parrocchia San Pietro martire a Cinisello Balsamo. In questa occasione si sono raccolti fondi per sostenere la preziosa opera della Fondazione che gestisce l’ospedale di Panzi.

Il 23 maggio in mattinata ha partecipato a Busto Arsizio (VA) alla marcia della legalità organizzata dalle scuole elementari e medie della città e fatto visita al sindaco di Milano, per concludere la sua visita milanese a Monte Stella presso “Il giardino dei giusti”, dove recentemente era stata posta una targa in suo onore. La sua visita in Italia si è poi chiusa con la affollatissima e toccante conferenza tenuta al Festiva Biblico di Vicenza sabato 25 maggio.

 

 

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