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Ven, Mar

Non capire bene la tradizionale immagine delle “quattro ruote” può portare a delle inaccettabili e pericolose semplificazioni del pensiero del Fondatore. Secondo me, alla frammentazione della vita paolina, all’insoddisfazione di molte persone e alla infecondità apostolica, contribuiscono parecchio alcuni equivoci di base.

Per esempio, nell’ambito della missione, non si può confondere l’apostolato con il semplice lavoro: è chiaro che la missione esige il lavoro, e tanto lavoro, ma non si possono identificare: il lavoro non è automaticamente missione: i malati, gli anziani, realizzano un prezioso apostolato, e non lavorano; e viceversa, si può lavorare molto e non fare apostolato… Se si è veri apostoli, tutto ciò che facciamo, viviamo e siamo diventa missione, apostolato.

La stessa cosa può accadere quando si identifica la formazione con i titoli accademici o la curiosità nel seguire l’ultimo nei mezzi di comunicazione sociale. Diceva il Fondatore nel 1968: “L’apostolato nostro richiede la scienza. Prima la scienza comune, poi la scienza dei mezzi di comunicazione… Il Signore, però, soprattutto ci chiede che ad usare questi mezzi ci sia un gruppo di santi…”.

Si potrebbe pensare che il buon religioso sia colui che è fedelissimo ai voti o agli impegni comunitari. Una osservanza “perfetta” dei voti o una fedelissima vita comunitaria, possono diventare un semplice modo di “sentirsi bene”, ma essere poi completamente inutili in vista della missione, se manca lo spirito apostolico e l’entusiasmo per “uscire” a evangelizzare.

Ugualmente, una preghiera, pur abbondante e profonda, a nulla servirebbe se non apre e spinge alla missione.

Ritengo però particolarmente pericolosa la confusione della “pietà” (la vita di preghiera) con la spiritualità: spesso quando si parla di spiritualità si pensa subito alla pietà… La spiritualità non è spiritualismo, è l’anima di tutto ciò che siamo, viviamo e facciamo: tutto, non solo la preghiera, è sostenuto, caratterizzato dalla spiritualità (il Fondatore parlava spesso del “colore paolino”). A mio avviso stiamo soffrendo un po’ gli effetti di questa confusione da quando nel programma di un capitolo generale si sono unite “spiritualità e comunità”. Si inizia dall’apostolato, e poi viene collocata la vita comunitaria-spiritualità. I successivi capitoli generali e circoscrizionali, le linee programmatiche, ecc. hanno seguito lo stesso schema. E qui sorgono alcuni rischi:

  • ­Il primo: applicare la spiritualità soltanto alla vita comunitaria, come se lo studio, l’apostolato e la stessa preghiera non avessero bisogno di spiritualità.
  • Il secondo: pensare che parlando di spiritualità sia risolto il tema della “pietà”. Così la spiritualità è considerata fine a se stessa e il tema della preghiera diventa quasi tabù… Basta guardare i documenti degli ultimi tempi: la vita di preghiera si dà per scontata, non se ne parla, o al massimo lo si fa in modo vago, generico; si dice ad esempio che la comunità ha il suo centro nella Parola e nell’Eucaristia, è evidente, ma non si aiuta a capire come questo può diventare vita nelle persone e nelle comunità. Si fanno documenti e si trovano suggerimenti e consigli per le altre dimensioni, ma non per questa...

Essere fedeli alla vocazione alla santità, per noi vuol dire capire e vivere il carisma nella sua identità integrale. Scriveva don Silvio Sassi nel 2011 che nella vocazione paolina l’essere santi mediante la vita religiosa (consacrazione e vita comunitaria) ed essere evangelizzatori con la professionalità nella comunicazione non si sommano, ma si fondono in unità... In altre parole: la santità paolina consiste nel vivere e condividere l’esperienza integrale di Cristo, avendo come modello san Paolo, per essere capaci di tradurre la propria fede in una testimonianza offerta con tutti i linguaggi e le forme di comunicazione.

 

Don José Antonio Pérez, sacerdote paolino spagnolo, è membro del Centro Internazionale  Spiritualità Paolina

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28 Marzo 2024

Nella Cena del Signore (bianco)
Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

28 Marzo 2024

* SSP: 1988 Maggiorino Vigolungo viene proclamato Venerabile.

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