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Wed, Apr

Alle 16 (ora locale) del 30 agosto 2017, presso la comunità paolina Timoteo Giaccardo di Roma, è deceduto il nostro fratello sacerdote

DON GIUSEPPE NICOLA AGIUS
90 anni di età, 54 di vita paolina, 73 di professione religiosa e 67 di sacerdozio

Dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute, don Agius ci ha lasciato improvvisamente a causa di un edema polmonare. Era ormai da tre anni che si era trasferito dalla casa di Catania, dove ha vissuto gran parte della sua vita paolina, nella comunità Timoteo Giaccardo di Roma, in cui ha ricevuto quelle cure sanitarie resesi ormai necessarie a causa di diverse ernie alla schiena, che ne limitavano molto i movimenti. Uomo dal carattere sanguigno, intelligente e sapiente, amabile anche quando intavolava vivaci discussioni con i confratelli, poco propenso alle chiacchere e inclinato ad andare al sodo delle questioni, ha lasciato la vita terrena senza fare rumore, proprio come avrebbe desiderato.

Don Giuseppe rappresenta per la nostra Congregazione un ponte ideale con il Vicino Oriente, vasta area cara a tutto il Cristianesimo e da cui i Paolini sono ancora assenti. Cattolico di nascita, fin dall’infanzia si è confrontato con il mondo ortodosso e i suoi non facili rapporti con la nostra confessione. Giuseppe nasce, infatti, a Corfù, in Grecia, il 7 luglio 1927. La sua numerosa famiglia – costituita da tredici tra fratelli e sorelle, oltre a papà Giorgio e mamma Cristina – è profondamente credente, tanto che ben quattro sorelle e un altro fratello sceglieranno la strada della vita religiosa. Giuseppe è nell’ordine il dodicesimo figlio e viene battezzato, due settimane dopo aver emesso il primo vagito, nella parrocchia dell’isola ionica dedicata al Sacro Cuore di Gesù. A soli 7 anni, nel 1934, riceve la Confermazione nella locale cattedrale. Due anni prima era morta la madre, lasciando al marito l’oneroso compito di educare la numerosa prole.

Il giovane Giuseppe vive in un’isola che è da sempre oggetto delle mire espansionistiche dell’Italia e che viene di fatto occupata nell’aprile del 1941 dall’esercito di Mussolini. Ma in quel tragico momento della storia lui, per frequentare il ginnasio e affascinato dalla vita spirituale, ha già lasciato Corfù per entrare nello studentato siciliano dei Cappuccini, unico Istituto religioso presente nell’isola e in cui era precedentemente entrato suo fratello Arsenio. Frequenta, così, prima il quinquennio ginnasiale (1936-1941) e poi il triennio del liceo (1941-1944) nella comunità cappuccina di Caccamo, a una cinquantina di chilometri da Palermo, al termine del quale emette prima la professione religiosa e, dopo qualche anno, quella solenne. Il 16 luglio 1950 viene ordinato a Palermo e inviato nell’isola di Creta, dove vive alcuni anni insieme al fratello.

Nel 1961, entrato in contatto epistolare con il Primo Maestro attraverso don Speciale, don Agius manifesta sofferenza per lo stile di vita che sta sperimentando, orientato quasi esclusivamente alla vita interiore e molto meno all’evangelizzazione, sempre più necessaria in un ambiente che – siamo ormai negli anni del boom economico – in estate si riempie di fedeli. Chiede, così, a don Alberione di accoglierlo nella Società San Paolo, permesso che gli viene accordato, forse anche per tentare attraverso di lui uno “sbarco” in terra ellenica, testa di ponte verso i luoghi delle prime comunità fondate dall’Apostolo.

Don Agius inizia così il noviziato a Ostia nell’ottobre del 1962 ed emette la professione perpetua l’8 ottobre dell’anno successivo. Vista la sua preparazione classica e la propensione all’insegnamento, si ferma tre anni a Ostia per impartire lezioni di greco ai chierici (1963-1966). Con il medesimo incarico lo troviamo dal 1966 al 1972 nella comunità di Roma e poi ad Alba (1972-1976). A Roma, nel giugno del 1972, consegue la licenza in Scienze ecclesiastiche orientali presso il Pontificio Istituto Orientale. Successivamente, viene trasferito a Catania, dove – come professore tra i più apprezzati – insegna letteratura italiana nelle nostre scuole medie (1976-1990). Molti ricordano ancora il suo particolarissimo stile per stimolare i ragazzi all’impegno scolastico attraverso espedienti didattici e divertenti allo stesso tempo. All’Istituto teologico “San Tommaso” di Messina insegna per qualche tempo anche patrologia. In questi anni presta, inoltre, il suo prezioso ministero nella Parrocchia Sacra Famiglia di Catania ed è gradito animatore spirituale di alcuni istituti femminili, tra cui un gruppo di religiose maltesi. Tutto e sempre con quella singolare capacità di comunicare con le persone con racconti ed esempi, che entusiasmavano i suoi ascoltatori.

Don Giuseppe, amante delle cose belle, ha sempre avuto un particolare amore per la natura e la campagna, tanto che a Catania ha curato per molti anni il giardino della casa. Chiamava “Madre Terra” la natura e fino a quando ha potuto si è dedicato a coltivare i suoi fiori, non potendo resistere a mettere le mani a contatto diretto con la nuda terra.

Affidiamo ora alla misericordia del Maestro Divino la sorte eterna di questo nostro fratello, chiedendogli che interceda presso di lui per le tante necessità della Congregazione in tutto il mondo.

Roma, 31 agosto 2017                                     

Don Stefano Stimamiglio, ssp
Segretario generale


I funerali avranno luogo venerdì 1° settembre 2017 alle 11 (ora locale) nella Sottocripta del Santuario Maria Regina degli Apostoli di Roma. Il corpo verrà sepolto nel Cimitero Laurentino.

I Superiori di Circoscrizione informino le loro comunità per i suffragi prescritti (Cost. 65 e 65.1).


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Dove c’è la carità c’è Dio, e dove non c’è carità, una persona facesse anche prodigi per abilità, per affari, per dominare sugli altri, per insegnare, per farsi ammirare nelle virtù, per compiere opere diverse, più difficili che non le altre, «a nulla mi gioverebbe» (APD56, 263).

April 24, 2024

Donde hay caridad allí está Dios, y donde no hay caridad, alguien podría hacer hasta prodigios por habilidad, por negocios, por dominar sobre los demás, por enseñar, por ser admirados en las virtudes, por realizar obras diferentes, más difíciles que los demás, «no me serviría para nada» (APD56, 263).

April 24, 2024

Where there is charity there is God, and where there is no charity, a person could also perform wonders because of ability, for business, to dominate over others, to teach, to be admired in virtues, to perform different works, more difficult than the others, “it would be of no use to me” (APD56, 263).