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Thu, Mar

Parlare di san Paolo come il santo dell’universalità è per ogni paolino un argomento scontato e certamente tra i più studiati e conosciuti. Ma probabilmente non è altrettanto scontato parlare di universalità come stile di vita per chi si considera “figlio” di san Paolo. Forse nel passato era più spontaneo sentirsi “universali” pensando alla vita dei missionari, all’amore per i popoli lontani; per chi era animato da spirito di avventura, magari, si sentiva spinto a partire missionario, “ad gentes”. Ma ora che il mondo è diventato “piccolo”, a causa dell’evoluzione della società e delle culture, immerse in rapidi e vasti cambiamenti, il cammino di accoglienza e di ricerca dell’armonia interculturale è diventato una condizione essenziale per vivere evangelicamente la nostra vita comunitaria e la nostra missione apostolica. Questo processo deve avere un respiro molto più ampio del semplice atteggiamento di empatia verso una particolare cultura; esso investe tutto il nostro modo di pensare e di essere, deve provocare un’apertura a tutto campo per uscire da noi stessi. È anche l’invito pressante di Papa Francesco a “uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (EG 20). I termini di “uscita” e di “periferia” rischiano ormai di cadere nella banalizzazione, ma sono anche l’espressione dei “segni dei tempi”, da cui non possiamo distogliere lo sguardo, poiché anche per noi paolini queste parole acquistano un valore che ci obbligano al rinnovamento del nostro modo di essere e di vivere, tanto a livello personale, che comunitario e apostolico.

Si tratta di un cammino che comincia innanzitutto con l’imparare a relazionarsi positivamente all’interno della nostra propria cultura. Questo processo di inculturazione suppone la conoscenza e il superamento delle barriere, prodotte dalle varie differenze, di età, di sesso, di stato sociale, che incontriamo nella vita quotidiana e che spesso si manifestano come vere sfide per le nostre relazioni. Anche certi media, rispondendo a fini non sempre trasparenti o per sostenere taluni movimenti politici, anziché favorire il dialogo, fanno opera di indottrinamento e di lavaggio del cervello, tanto da farci scivolare inconsciamente verso atteggiamenti di rifiuto del diverso, delle minoranze, degli “scarti” sociali, di coloro che non rispondono a criteri di utilità economica o politica. Così, può succedere che anche tra i cristiani praticanti e le persone consacrate ci siano atteggiamenti incoerenti e antievangelici.

La capacità di analisi critica, l’atteggiamento di apertura e il desiderio di scoperta del mondo che ci circonda, possono essere il primo passo per il superamento delle barriere sociali; è un processo che libera e arricchisce la persona e la prepara al passo più importante che è quello di sentirsi “a casa” sotto ogni latitudine e di aprirci all’interculturalità, che non è solo buona convivenza tra le culture, ma è dialogo e interscambio. Tutto questo cammino non si improvvisa né si può realizzare con un po’ di buona volontà, ma esige un processo di crescita individuale e comunitaria. La formazione e lo sviluppo della personalità paolina saranno quindi il frutto di un’attitudine di vita, che si alimenta certamente con lo studio, ma anche con passi significativi nel modo di rapportarci agli altri.

Specialmente quando si vive in comunità internazionali, il primo passo è quello del superamento dell’atteggiamento di difesa e di contrapposizione tra il “noi” e il “loro”, dando al termine “loro” una connotazione negativa. In secondo luogo, rapportarsi agli altri esige una conversione del nostro modo di vedere, che passa dall’enfatizzazione delle differenze culturali alla coscienza dell’identità del proprio io non più definita in termini di una cultura, ma in termini di umanità. Sentire in noi e negli altri l’essere umano, cosciente della propria cultura, ma anche capace di riconoscere con gioia quella degli altri esseri umani.

Il beato Alberione, che sapeva essere concreto, senza perdere di vista il senso evangelico della vita paolina, ammoniva: “Universalità! Non avere la testa gretta, piccola, e vedere soltanto il proprio buco... Quando c’è la testa piccola e gretta c’è da dubitare se c’è la vocazione, perché si vive di egoismo, non si vede che noi stessi e qualche piccolo circolo di persone attorno... Grande cuore! Cuore dell’Apostolo, cuore di Gesù! Dilatare il cuore! Sentire l’universalità..." (1961, Spiegazione delle Costituzioni, 93).


* Fr. Luigi Bofelli è Consigliere generale e segue in modo particolare le questioni economiche della SSP 

La sezione "In Dialogo" vuole essere uno spazio di formazione, dialogo e interazione tra i membri della Famiglia Paolina di tutto il mondo. Invitiamo, quindi, tutti voi a commentare gli articoli qui pubblicati e anche, per chi se la sente, a inviare un testo da pubblicare. Questi contributi saranno sempre benvenuti per arricchire il nostro... dialogo!

 

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March 28, 2024

Nella Cena del Signore (bianco)
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March 28, 2024

* SSP: 1988 Maggiorino Vigolungo viene proclamato Venerabile.

March 28, 2024FSP: Sr. M. Augusta Biolchini (2018) - Sr. Donata Narcisi (2019) - Sr. M. Dorotea D’Oto (2023) • PD: Sr. M. Tarcisia Spadaro (2008) - Sr. M. Emanuella Santini (2011) - Sr. M. Leonarda Pompiglio (2023) • IGS: D. Giorgio Zeppini (2018) • ISF: Michele Perillo (1996).