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Fri, Apr

Siamo oltre la metà della Quaresima e, nonostante che questo periodo dell’anno ci fornisca già molte occasioni per meditare e riflettere, mi sembra opportuno considerare il modo in cui assimiliamo i valori morali e spirituali necessari alla nostra vita di fede e alla nostra vocazione paolina, in un contesto sempre più complesso e disorientante.

Quando il beato Giacomo Alberione scriveva alle comunità paoline negli anni ’50 del secolo scorso, aveva preso coscienza che, dopo quasi cinquant’anni dalla fondazione, mentre la “Casa” stava esprimendo i suoi migliori frutti apostolici e si avviava ad una grande espansione a livello mondiale, occorreva dare alla Famiglia Paolina una maggior solidità umana e spirituale. Essa correva, infatti, il rischio di cadere in due eccessi opposti: l’uno, di disperdersi nell’euforia del “fare”, l’altro, di immobilizzarsi in una spiritualità disincarnata dalla realtà sociale ed ecclesiale del proprio tempo. Perciò, egli pubblicò una serie di opuscoli – poi raccolti sotto il titolo “Anima e corpo per il Vangelo” (a cura del CSP, Roma 2005) – che miravano alla formazione integrale del Paolino. Nella sua concretezza don Alberione sapeva che era importante formare bene l’intelligenza, con forti convinzioni, al fine di orientare le scelte quotidiane; bisognava dare anche solidità alla volontà e irrobustire il cuore, per generare nelle nuove generazioni di Paolini e Paoline un’anima apostolica, sul modello di Paolo. Questa preoccupazione pedagogica e questo impegno per adattare la formazione ai propri tempi, fu completata da due testi fondamentali per il nostro carisma: Abundantes divitiae gratiae suae e Ut perfectus sit homo Dei.

Considerando questo modo di procedere del nostro Fondatore, viene spontanea una domanda: se don Alberione fosse ancora tra noi, come orienterebbe i suoi insegnamenti per i Paolini dell’era digitale e della globalizzazione?

Le nuove tecnologie multimediali, pur procurando tanti benefici, esercitano un dominio incontrastato su ciascuno di noi. Anche se c’è chi pensa che lo svolgere molte attività contemporaneamente – cioè, partecipare nello stesso tempo a una riunione, rispondere al cellulare, “chattare” e scorrere pagine di internet – sia segno di grande efficienza; in realtà, ci espone ad un flusso continuo di informazioni che indebolisce la nostra capacità di concentrazione, non permettendo di distinguere gli stimoli rilevanti da quelli distraenti. Finiamo un po’ tutti per essere spesso disattenti o addirittura “dissociati”; cioè, viviamo “altrove” rispetto al mondo in cui ci troviamo fisicamente.

Come ci ricorda papa Francesco, «viviamo in una società dell’informazione che ci satura indiscriminatamente di dati, tutti allo stesso livello, e finisce per portarci ad una tremenda superficialità al momento di impostare le questioni morali. (EG 64). È un campanello d’allarme, che riguarda anche noi Paolini. «Come figli di questa epoca, tutti siamo in qualche modo sotto l’influsso della cultura attuale globalizzata, che, pur presentandoci valori e nuove possibilità, può anche limitarci, condizionarci e persino farci ammalare» (EG 77).

In questo contesto, mi sembra utile ritornare ad alcuni criteri educativi del nostro Fondatore, il quale insisteva sull’obbligo di nutrire la mente con sani principi, con idee che potessero illuminare il nostro cammino di apostoli:

«L’idea è il principio di ogni operazione interna od esterna. Governare la mente è necessità fondamentale; è condizione sine qua non, per la riuscita nel tempo e nell’eternità. La mente non può mai liberarsi dai suoi compagni di viaggio: i pensieri; e sono proprio essi che comandano e dominano. La vita dell’uomo è soprattutto intellettuale. Gli amici più intimi sono i pensieri. (…) Le più grandi battaglie si combattono nella mente. Qui deve concentrarsi lo sforzo. Sui pensieri occorre vigilare, perché non si può chiudere ogni porta ermeticamente. Sostituire pensieri buoni a pensieri cattivi: “Vinci il male con il bene” (cf. Rm 12,21). A letture vuote o cattive, per esempio, sostituire letture sane. Se salvi la mente, salvi te stesso» (Anima e corpo per il Vangelo, n. 26).


* Fr. Luigi Bofelli è Consigliere generale e segue in modo particolare le questioni economiche della SSP

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