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Tue, Apr

Reputo opportuno segnalare il discorso tenuto dal papa Francesco il 22 dicembre scorso ai Cardinali e alla Curia Romana per lo scambio degli auguri di Natale. L’ampio e dettagliato discorso, pubblicato su “L’Osservatore Romano”del 23 dicembre 2016 (pp.4-6), riguarda la riforma della Curia Romana, alla quale ha posto mano subito dopo la sua elezione con la creazione, il 13 aprile 2013 del Consiglio dei Cardinali, (C 8 poi C 9) con il compito di “consigliare il Papa nel governo della Chiesa universale e su altri temi relativi e anche con il compito specifico di proporre la revisione della Costituzione Apostolica “Pastor Bonus” di Giovanni Paolo II. La Curia Romana, organismo più che millenario, ha segnato, tra alterne e complicate vicende storiche la Chiesa di Roma e il ruolo del suo Vescovo nei rapporti con l’ecumene cristiana e le più ampie realtà terrene fino ad oggi. Recentemente il Concilio Vaticano II, nel decreto Christus Dominus sull’ufficio pastorale dei Vescovi, ha dichiarato che la Curia Romana è l’organismo di cui il Romano Pontefice si avvale :”nell’esercizio della sua suprema, piena ed immediata potestà sopra tutta la Chiesa” e che, pertanto, compie il suo lavoro “nel suo nome e nella sua autorità, a vantaggio delle Chiese e al servizio dei sacri Pastori” (n 9).

 Allo scopo di allineare il peculiare servizio di tale Organismo al dettato conciliare, il papa Paolo VI e, quindi, Giovanni Paolo II hanno dato vita a riforme ritenute, di fatto, non pienamente riuscite e soprattutto “inadeguate” al raggiungimento dello scopo sopra indicato. Ciò risulta anche dai resoconti delle riunioni dei Cardinali nei giorni immediatamente precedenti il Conclave per l’elezione del successore del dimissionario Benedetto XVI e che registrano l’intervento “quasi programmatico” dell’allora arcivescovo di Buenos Aires, il Card. Jorge M. Bergoglio.

 Non sorprende pertanto come il Papa, appena eletto, abbia subito messo mano all’auspicata riforma della quale, nel suo citato discorso del 22 dicembre scorso, ha potuto presentare il quadro nel quale essa si iscrive; i criteri che la guidano e la orientano;  i passi finora compiuti e soprattutto la “logica del perché di ogni passo realizzato e di ciò che verrà compiuto”, in vista della promulgazione della Costituzione Apostolica con la quale la riforma diventerà pienamente operativa.

 Una simile immane intrapresa sembra non interessare i Fedeli per altro molto attenti alla predicazione del Papa che sa arrivare al cuore dei problemi della “gente”del nostro tempo e, soprattutto, alle sue concrete scelte di vita e alla sua spontanea capacità di avvicinarsi in modo particolare agli umili, ai poveri, agli scartati. Eppure se, come molti pensano ed auspicano, il pontificato del papa Francesco deve segnare una decisa svolta nell’esercizio del “ministero petrino”, diventa indispensabile che la necessaria “struttura ecclesiastica” che lo coadiuva nell’esercizio di tale “ministero”, ne rifletta e ne traduca fedelmente l’impostazione prettamente “pastorale” e, quindi, più chiaramente “evangelica” (cf. Evangelii Gaudium 32).

*Don Alberto Fusi è il Procuratore generale della SSP

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April 16, 2024

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