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Ven, Mar

Il “far memoria” di un evento, nella tradizione cristiana, ha una radice molto più ampia e profonda del semplice “ricordare” quell’evento. Noi Paolini ci apprestiamo a celebrare il nostro 102º anniversario di Fondazione il prossimo 20 Agosto e questo vuol dire, secondo le parole del nostro Fondatore, narrare una duplice storia: “la storia delle Divine Misericordie per cantare un bel Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus. Inoltre, la storia umiliante della incorrispondenza all’eccesso della divina carità e comporre un nuovo e doloroso ‘Miserere’ pro innumerabilibus negligentiis, peccatis et offensionibus”. (G. Alberione, Abundantes divitiae gratiae suae, n° 1 p. 33)

Oltre queste due storie, che diventano una presa di coscienza del cammino fatto, c’è anche in don Alberione il movimento di protendersi in avanti, di guardare il futuro, di tracciare la strada che si vorrà percorrere. Il fare memoria del nostro anniversario di fondazione richiede e implica, quindi, questa triplice azione o movimento: rendere grazie, chiedere perdono e guardare il futuro, alzare gli occhi per guardare lontano.

Una parte della nostra storia congregazionale, bene o male, è stata scritta. Oggi, però, siamo noi a continuare un altro capitolo di questa storia. Certo, abbiamo molti problemi e, spesso, ci sentiamo non all’altezza del progetto a causa delle nostre fragilità ma anche a causa dei tempi “cattivi” che attraversiamo. C’è chi auspica un ritorno al passato, chi invece propone una rifondazione della Società San Paolo. Ambedue gli atteggiamenti dimostrano un desiderio di cambiamento che di per sé è valido, ma così formulati, personalmente, mi sembrano anti-storici. Qualcuno potrà obiettare che nella vita religiosa ci sono state delle riforme radicali di un Istituto e, quindi, perché ciò non potrebbe essere ipotizzabile per noi? Rimettere in discussione “i grandi sistemi” mi sembra una tentazione per lasciare le cose così come sono. 

Piuttosto parlerei di “rigenerare” la San Paolo, nel senso di riprenderci la linfa vitale che ci permette di essere vivi e significativi per la nostra missione e per l’uomo di oggi, a partire dall’obiettivo del X Capitolo generale: “Tutto faccio per il Vangelo. Paolini, evangelizzatori-comunicatori. In Cristo nuovi apostoli dell’umanità”. Questo perché se analizziamo profondamente le cause del disagio che viviamo, dobbiamo ammettere che il mancato cambiamento, tanto desiderato, deriva dallo svuotamento interiore nostro, dalla perdita della nostra identità come persone consacrate e, quindi, come paolini. Deriva anche dal fatto che non abbiamo creato pensiero all’interno della San Paolo circa il nostro carisma fondazionale, o, perlomeno, tale pensiero non emerge, non lo si conosce, non è stato assorbito dalla maggior parte di Paolini, manca cioè una piattaforma comune e condivisa su cui creare sviluppo. Ci sono Paolini che hanno pensiero e hanno prodotto studi, ma sembrano degli “eroi solitari”. Da qui la necessità e l’urgenza di unire le nostre forze e indirizzarle in una ricerca utile e inerente la nostra missione.

Per avviare questa possibile rinascita, possiamo partire dalla domanda che Gesù fece ai suoi discepoli: “ … Ma voi chi dite che io sia? (Lc 9,22)”. La risposta a tale domanda, vissuta nel nostro quotidiano, manifesta per noi e per gli altri chi siamo e qual è veramente il centro motore della nostra vita, al di là degli slogan che possiamo usare. “Dai loro frutti li riconoscerete”.

La domanda che Gesù oggi fa a noi non è a livello intellettuale, cosa ne pensate di me, ma a livello esistenziale, qual è a livello di impostazione di vita, di scelte, di modalità di relazionarsi, qual è il Suo ruolo e la Sua incidenza, così che la nostra vita diventa risposta a questa domanda. Questa domanda dovrà diventare il leitmotiv costante della nostra esistenza, sempre alla ricerca di meglio corrispondere. Non potrà neppure essere relegata solo in un periodo o momento particolare della nostra vita e, per il resto, darla per scontata. E’ questa domanda che può creare movimento nella nostra vita: movimento di conversione, movimento missionario, movimento di fraternità … E’ la risposta a questa domanda che rende la nostra vita “sale della terra”, “luce del mondo”: “voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo”.

Immaginiamo ora, a mo’ di provocazione, che nella stessa domanda cui stiamo facendo riferimento, cambi il Soggetto. Invece che essere fatta da Gesù sia rivolta oggi a noi, a ciascuno di noi, dalla Società San Paolo come entità viva e storica: “ Ma voi chi dite che io (Società San Paolo) sia? Cos’è la Società San Paolo per me, per te, per noi Paolini? Lasciamo perdere gli slogan o le frasi già confezionate, proviamo e tentiamo di darci una risposta vera, che parte da dentro di noi, da quello che veramente sentiamo nostro e che corrisponde al nostro vissuto.

Non è un compito facile e senza sofferenza, ma può diventare il punto comune da cui ripartire per far rinascere prima in noi e di qui all’esterno il carisma della Società San Paolo in modo vivo e trasparente.

Perché nelle nostre riunioni comunitarie non trattiamo questi temi che sono la nostra vita? Certo se lo facciamo, ci esponiamo, ci compromettiamo con gli altri, con la vita stessa, perché usciamo da noi stessi e ci mettiamo in discussione. Ma non è questo il senso del nostro vivere da Paolini, il senso della nostra vita di comunità, dove l’un l’altro ci sproniamo e ci aiutiamo nel nostro cammino di santità vissuta con il colore paolino?

Nel recente passato forse più che dare una risposta alla domanda di Gesù agli Apostoli: “ma voi chi dite che io sia?, ci siamo fermati alla domanda che la precede: “chi dice la gente che io sia?” e a questa abbiamo cercato di dare risposte con analisi, indagini, ricerche di mercato. Abbiamo varie volte e in tempi diversi realizzato sondaggi con società molto quotate in questo campo perché volevamo sapere cosa la gente pensava della Società San Paolo e dei Paolini. Abbiamo scoperto che i nostri destinatari, nella migliore delle ipotesi, conoscono i nostri prodotti ma non conoscono minimamente chi sta dietro questi prodotti. In altre parole non ci conosce, non conosce i Paolini, non conosce la nostra missione. A volte, poi, basandoci su questi sondaggi (che pur dicono qual è il sentire della gente), ci siamo gloriati di quello che facevamo, delle nostre grandi opere, delle nostre strutture. Niente di male in tutto ciò, solo che ci siamo fermati lì, siamo diventati autoreferenziali, ci crediamo i migliori con il rischio di chiuderci dentro e non accettare le sfide, la collaborazione, le critiche.

Abbiamo bisogno di un cambio di passo e questo consiste nel dare una risposta di vita passando dalla prima domanda di Gesù: “cosa dice la gente che io sia” al “ma voi chi dite che io sia”. E, da quest’ultima, con la stessa intensità e passione, rispondere a quella: “ma noi Paolini cosa narriamo oggi della Società San Paolo con la nostra vita di ogni giorno?”

Agenda Paolina

29 Marzo 2024

Passione del Signore (viola)
Astinenza e digiuno
Is 52,13–53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1–19,42

29 Marzo 2024

* SSP: 1947 a Santiago de Chile (Cile).

29 Marzo 2024SSP: D. Felipe Gutiérrez (2004) - Fr. Natale Luigi Corso (2014) • FSP: Sr. Teresa Bianco (1995) - Sr. Guglielmina Oliboni (1995) - Sr. Mansueta Chiesa (2005) - Sr. Lucia Migliore (2007) - Sr. Carla (Clelia) Ferrari (2012) - Sr. Mary Bernadette Fitzgerald (2020) - Sr. Maria Carmen Conti (2020) • PD: Sr. M. Cornelia De Toffoli (1996) - Sr. M. Veritas Montecchio (2017) • IGS: D. Michele Sarullo (1993) • IMSA: Giuseppina Sanfilippo (2009) - Rosetta Budelacci (2022) • ISF: Egidio Pitzus (1997) - Giovanni Sticca (1997) - Antonietta Turco (1997) - Isabel Sabugo (2002) - Giovanni Italiano (2011).

Pensiero del Fondatore

29 Marzo 2024

Contemplare gli esempi che Gesù ci ha lasciati... Sapere che questo Maestro non solamente parla e non solamente insegna, ma è morto sulla croce per acquistarci la grazia onde noi possiamo vivere ciò che egli ha predicato e ciò che egli ha insegnato con gli esempi (APD56, 500).

29 Marzo 2024

Debemos contemplar los ejemplos que Jesús nos ha dejado... Saber que este Maestro no sólo habla y no sólo enseña, sino que murió en la cruz para adquirirnos la gracia a fin de que podamos vivir lo que él predicó y lo que él enseñó con ejemplos (APD56, 500).

29 Marzo 2024

Contemplate the examples that Jesus left us... Know that this Master not only speaks and not only teaches, but died on the cross to acquire for us the grace so that we can live what he preached and what he taught with examples (APD56, 500).